Glossario

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Studentificazione

Scritto da: Cristina Specchi

 

Definizione

Il termine studentificazione indica il processo di insediamento massivo della componente studentesca universitaria in determinati quartieri della città (Smith, 2002). La studentificazione è una variante al più generale processo di gentrificazione, dove gli studenti agiscono come vettori di quest’ultima e si configurano come dei gentrificatori con delle preferenze socioculturali e di consumo e stili di vita simili tra loro (Sage et al., 2013).

I primi studi sulla studentificazione sono stati svolti sul caso britannico, ma si possono riscontrare esempi anche nelle maggiori città italiane, di cui sono esempio i quartieri Santo Stefano e Navile di Bologna e San Lorenzo di Roma, e città minori, come Urbino e L’Aquila, alle quali si tende a dare meno attenzione, nonostante si intensifichino al loro interno fenomeni di spopolamento, desertificazione commerciale e sbilanciamenti residenziali (Meli e Ricotta, 2022).

La principale conseguenza della studentificazione risiede nella variazione della geografia delle città da parte di operatori pubblici e privati, nell’incremento di luoghi di svago e di consumo appositamente pensati per incontrare la domanda della componente studentesca (Smith e Holt, 2007). Una conseguenza secondaria e fortemente connessa alla prima è la tensione da parte degli studenti per risiedere nei medesimi quartieri, sovrapponendosi o sostituendosi alla popolazione già residente.

 

Gli studenti come gentrificatori: impatti sulla città e sui residenti

Gli studenti sono definiti dal punto di vista della gentrificazione come dei soggetti esclusi dalla partecipazione politica attiva e passiva della città – in quanto difficilmente si configurano esempi di “cittadinanza studentesca” e gli studenti tendono a non cambiare residenza nel momento in cui si trasferiscono nelle città universitarie – e dal suo sistema produttivo, essendo gli studenti dei soggetti in formazione e non dei lavoratori (Hubbard, 2008). Gli studenti cercano soluzioni abitative temporanee limitatamente al periodo degli studi e, pur appartenendo per lo più alla classe media, sono dotati di un capitale economico limitato ma sono ricchi in capitale culturale.

Si individuano quattro caratteristiche della studentificazione, ciascuna intesa in ottica sociale, culturale, economica e fisica (Smith, 2002; Smith e Holt, 2006).

Dal punto di vista sociale, varia la struttura demografica della popolazione all’interno dei quartieri, con un fenomeno di dislocazione dei residenti pregressi in altre aree, un incremento della densità abitativa data la maggiore concentrazione di studenti all’interno di singole unità abitative rispetto ai casi ordinari, e un veloce ricambio tra le persone che vivono il quartiere, data la presenza transitoria degli studenti. Si determina, inoltre, un fenomeno di spopolamento durante il periodo estivo. Variano i livelli di criminalità, in connessione al comportamento considerato antisociale della componente studentesca, associato a maggiori livelli di rumore, degrado, sporcizia e consumo di sostanze psicotrope (Meli e Ricotta, 2022).

Sotto l’aspetto culturale, si riproduce nei quartieri una comunanza di stili di vita e di abitudini da parte della componente che li abita – quella studentesca - che condivide il medesimo background culturale. In risposta a questi stili di vita, si insediano nei quartieri locali e servizi dediti alla vendita, ai servizi, allo sport, all’arte e allo svago, e si rendono più stagionali i servizi (Meli e Ricotta, 2022). Di conseguenza, si determina uno scontro tra la popolazione studentesca e quella locale che comporta la riduzione dell’integrazione e della coesione sociale tra gli abitanti del quartiere.

Dal punto di vista economico, si riconvertono le case di proprietà in locazioni per studenti e affitti di medio o breve termine, comportando un mismatch tra offerta di alloggi e domanda da parte di singoli e famiglie, per la maggiore competitività degli studenti nel mercato degli affitti. Peggiora la condizione degli immobili e delle locazioni, per una minore manutenzione da parte dei proprietari e degli inquilini, e, vista l’elevata domanda ne incrementa il prezzo. Ai proprietari conviene affittare un singolo appartamento a più studenti che a famiglie, in quanto in tal modo possono assegnare il costo dell’affitto a ciascun inquilino, talvolta superando quello che sarebbe offerto alle famiglie e che difficilmente riuscirebbero a sostenere (Gentili et al., 2017). Le strategie di mercato si configurano in tal senso come una delle cause della studentificazione (Miessner, 2020).

Le caratteristiche fisiche riguardano l’incremento delle linee di trasporto pubblico locale, soprattutto nel caso di collegamenti verso le Università, in risposta a una maggiore domanda dello stesso. Nell’ambito fisico rientrano alcune conseguenze di quello sociale, rispetto il degrado urbano risultante dai comportamenti della componente studentesca (Smith e Holt, 2006). In breve, si può modificare il livello di degrado o riqualificazione urbana.

 

Gli studenti fuori sede in Italia

La popolazione residente nelle 56 città italiane nelle quali hanno sede gli atenei ammonta a 13,3 milioni di individui, di cui 1,2 milioni sono studenti, escludendo gli iscritti a corsi di laurea in università telematiche (ISTAT, 2020). All’interno di queste città si misura sia un fenomeno di studenti che rimangono a studiare nella sede dove risiedono, sia di studenti in ingresso sia di studenti che vanno a studiare altrove. Sono 254 mila gli studenti che studiano nelle province in cui risiedono, 930 mila gli studenti che risiedono in una provincia diversa da quella in cui il proprio corso ha sede, e 87 mila gli studenti che dalla provincia in cui ha sede la propria università vanno a studiare altrove.

 

Figura 1. Studenti universitari sulla totalità della popolazione residente (a), mobilità in entrata sul totale degli iscritti (b), per provincia. Anno 2017

(a)

(b)

Fonte: Elaborazione dell’autrice su dati ISTAT (2020).

 

Come illustrato nella figura 1, l’incidenza della popolazione studentesca nel totale della popolazione residente è decisamente superiore in alcune città che in altre, con un massimo del 64,1% (Pesaro e Urbino) e un minimo del 1,3% (Aosta, Bolzano). Il fenomeno ha un’incidenza sicuramente minore in città più popolose, come Roma e Palermo, seppure si noti una maggiore incidenza invece nel caso di Torino, Milano, Napoli e Bologna che corrispondono – dopo Roma – alle città che contano un maggiore numero di studenti iscritti nel comune.

Considerando gli studenti in mobilità in entrata nelle città rispetto alla totalità degli iscritti emerge come alcune città siano maggiormente influenzate dal fenomeno, come Udine, Venezia, Pisa, Lecce (90%), e città minore influenza, come Roma, Palermo e Reggio Calabria (41,5%).

Il dato ISTAT (2020) permette di comprendere la mole di studenti che attraversa quotidianamente le città universitarie ma rende difficoltoso il discernimento sulla condizione abitativa degli studenti. In tal senso si considerino i dati di AlmaLaurea (2022) sulla popolazione laureata negli atenei italiani nel 2021, tramite i quali è possibile introdurre una differenziazione tra studenti in sede, pendolari o fuori sede. La scelta degli studenti – se utilizzare forme di pendolarismo o abitare fuori sede – dipende da diversi fattori, tra cui la possibilità di raggiungere in poco tempo le sedi didattiche, il fatto che ci sia un patrimonio edilizio o delle aree da riqualificare e ristrutturare (Di Ludovico et al., 2019). Influisce anche la vicinanza alle sedi dell’Università e ai luoghi di svago e di aggregazione di particolare attrattività e la presenza di trasporto pubblico notturno (Gentili et al., 2017).

 

Figura 2. Studenti con residenza nella medesima provincia degli studi (a) e con residenza in altra regione o estero (b), per provincia. Anno 2021

(a)

(b)

Fonte: Elaborazione dell’autrice su dati AlmaLaurea (2022).

 

Si trattano come in sede gli studenti che risiedono nella medesima provincia della sede di studi, come pendolari gli studenti che risiedono in un’altra provincia della medesima regione, e come fuori sede tutti gli altri studenti. Emerge una forte differenziazione tra Nord e Mezzogiorno (fig. 2): al Nord la percentuale di studenti che proviene da altre regioni o dall’estero è nettamente superiore rispetto ai dati del Mezzogiorno, viceversa, al Sud si conta una maggiore percentuale di studenti che risiedono nella stessa provincia in cui ha sede il corso di studi rispetto alle città collocate al Centro e al Nord. Con riguardo alla percentuale di studenti provenienti da un’altra provincia della medesima regione non si riscontrano particolari differenze in termini territoriali internamente al Paese.

A partire da questi dati è possibile comprendere come il fenomeno di studentificazione in Italia caratterizzi maggiormente alcune città rispetto ad altre, soprattutto secondo la frattura Nord-Sud.

 

Le politiche pubbliche sulla studentificazione

La presenza di studenti nelle città universitarie, con politiche pubbliche attente e mirate, può comportare effetti positivi sul contesto in cui si inserisce, in particolare dal punto di vista di arricchimento culturale e di capitale sociale, oltre al favorire l’apertura alla differenza (Hubbard, 2008). È proprio da questi punti che le politiche pubbliche dovrebbero indirizzarsi, in primis alla valorizzazione di spazi sociali culturali artistici e professionali, con prospettiva di istituire uno spazio accademico “metropolitano” (Meli e Ricotta, 2022).

È innegabile che la studentificazione comporti dei problemi. La risposta a questi non può essere data da politiche di de-studentificazione: politiche simili possono condurre allo spopolamento e al declino dei quartieri studenteschi (Kinton et. Al, 2016), in particolare laddove siano presenti apposite strutture edilizie. Sotto quest’ultimo aspetto, può essere rilevante la predisposizione di residenze universitarie distribuita in diversi quartieri, con una forma di residenzialità diffusa (Di Ludovico et al., 2019), e con una specifica programmazione urbanistica (Sage et al., 2013) per rendere le comunità locali bilanciate e la vita nei quartieri sostenibile per tutti. Da un lato, bisogna evitare la proliferazione di strutture di lusso, inaccessibili agli studenti più svantaggiati dal punto di vista socioeconomico, e che possono comportare l’incremento nei prezzi degli affitti nel resto della zona. L’immissione volontaria di componente studentesca appartenenti alla classe media in zone urbane più povere rientra nei progetti di rigenerazione urbana, ma spesso non è considerata come tale in particolare da parte della popolazione residente (Hubbard, 2008). Dall’altro lato, per gli studenti la possibilità di abitare in residenze universitarie offre opportunità di interazione sociale e di stabilire nuove relazioni con gli altri studenti, e di riformare i propri valori e credi culturali (Smith e Holt, 2007).

Nella progettazione delle politiche pubbliche sull’abitare sarebbe positivo il confronto con la rappresentanza della componente studentesca stessa, garantendo l’ascolto dei loro bisogni e la possibilità di darne risposta (Hubbard, 2008). In questo senso si riscontra un esempio nella città di Bologna, dove il 20 e 21 settembre 2019 si è tenuta l’“Istruttoria pubblica in merito al disagio abitativo”, con l’obiettivo di promuovere, mediante un pubblico dibattito, l'elaborazione di proposte per la redazione del nuovo Piano Urbanistico Generale, per la formazione del bilancio di previsione, in relazione alla regolamentazione degli affitti turistici e la stesura di un piano complessivo dell'abitare, a cui hanno preso parte anche diverse associazioni studentesche. I lavori hanno consentito di istituire a Bologna un “Laboratorio permanente sulla condizione abitativa studentesca a Bologna” (Comune di Bologna, 2019), tra i cui obiettivi “l’attivazione di un percorso partecipato sulla regolamentazione delle piattaforme digitali per la locazione turistica e di breve periodo e […] un piano per il riequilibrio del mercato degli affitti”.

Tranne in casi isolati, gli studenti sono invisibili nelle politiche pubbliche, in quanto sono considerati come dei soggetti in transito e non si ritengono necessarie politiche di integrazione (Hubbard, 2008). Tuttavia, negli anni è emerso come sia aumentata la tendenza da parte degli studenti a rimanere nella città dove hanno studiato e a cercare lavoro in quel contesto (Smith e Holt, 2007). Il dato è confermato anche da AlmaLaurea (2022), che riporta che il 68,7% dei laureati è decisamente disponibile a lavorare nella medesima provincia degli studi, percentuale che sale al 72% nel caso di laureati nei corsi di laurea magistrale. Questo fenomeno comporta il fatto che i giovani laureati convivono nelle medesime case o quartieri degli studenti, alla luce del loro scarso potere d’acquisto essendo da poco entrati nel mercato del lavoro; spesso riproducono lo stile di vita studentesco, per mantenere le loro identità culturali e sociali (Hubbard, 2008). Su questo aspetto è interessante osservare il programma abitativo “Apartments for graduates” messo in atto nella città di Poznan, con l’obiettivo di calmierare i prezzi per i giovani laureati, di fornire loro soluzioni abitative e di trattenerli presso la città, in modo che possano contribuire allo sviluppo economico e sociale una volta trovato lavoro.

È da considerare, infine, la presenza di best practices europee sui piani strategici per la progettualità della residenzialità studentesca, che accoglie anche la tematica della mobilità territoriale e ad aspetti come il tempo libero e i servizi. Questi aspetti possono contribuire a migliorare la vita della cittadinanza tutta e non solo quella studentesca. Si pensi al trasporto pubblico locale notturno, un cui rafforzamento delle linee può incontrare anche la domanda da parte di lavoratori che svolgono turni di lavoro notturni (Gentili et. al., 2017).

In breve, attuare politiche che regolino la studentificazione e rimodulare i piani urbanistici per integrare la componente studentesca con la popolazione pregressa e per garantire uno scambio – anziché scontro – di stili di vita e culture, può comportare effetti positivi e benefici per tutti.

 

Riferimenti bibliografici

  • Comune di Bologna, 2019. HousINgBO. Link.
  • Di Ludovico D., M. Rotilio e P. De Berardinis (2019), “Strategie dell’università per la residenzialità studentesca”, Urbanistica Informazioni, 278-279, 85-89.
  • Gentili A., F. Tassinari e A. Zoboli (2017), Indagine sul mercato degli alloggi in locazione nel comune di Bologna, Bologna, Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo. Link.
  • Hubbard P. (2008), “Regulating the social impacts of studentification: a Loughborough case study”, Environment and Planning A, 40, 323-341.
  • Kinton C., D.P. Smith e J. Harrison (2016), “De-studentification: emptying housing and neighbourhoods of student populations”, Environment and Planning A, 48(8), 1617-1635.
  • Meli I. e G. Ricotta (2022), “Il conflitto urbano nel quartiere di San Lorenzo a Roma. Movida, studentificazione e hipification”, in U. Conti (a cura di), Gentrificazione. Profili e saperi per l’analisi del cambiamento sociale delle città italiane, 137-151, Milano, Franco Angeli.
  • Miessner M. (2020), “Studentification in Germany: How investors generate profits from student tenants in Goettingen and the impacts on urban segregation”, European Urban and Regional Studies, 28(2), 133-154.
  • Sage J., D.P. Smith e P. Hubbard (2013), “New Build Studentification: A Panacea for Balanced Communities?”, Urban Studies, 50(13), 2623-2641.
  • Smith D.P. e L. Holt (2007), “Studentification and ‘apprentice’ gentrifiers within Britain’s provincial towns and cities: extending the meaning of gentrification”, Environment and Planning A, 39, 142-161.

 

Suggerimenti di lettura e fonti dati

  • AlmaLaurea (2022), XXIV Indagine. Profilo dei Laureati 2021 (Dati aperti), Bologna, Consorzio Universitario AlmaLaurea.
  • Eurydice (2022), Towards equity and inclusion in higher education in Europe, Bruxelles, Eurydice.
  • Housing Europe Observatory (2018), “Housing the EU Youth”, Housing in the Post-2020 EU, 1, Bruxelles, Housing Europe Observatory.
  • ISTAT (2016), Studenti e Bacini Universitari, Roma, ISTAT.
  • ISTAT (2020), Popolazione insistente per studio e lavoro. Un approccio sperimentale con dati amministrativi. Anno 2016, Roma, ISTAT.
  • Presidenza del Consiglio Comunale Comune di Bologna (2019). Istruttoria pubblica in merito al disagio abitativo. Atti e relazione finale.
Cristina Specchi
Cristina Specchi è laureata in Economia e Politica Economica presso l’Università di Bologna. È rappresentante degli studenti presso il CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) e ANDISU (Associazione Nazionale degli organismi per il Diritto allo Studio Universitario). I suoi interessi sono relativi all’istruzione universitaria e relative diseguaglianze, al diritto allo studio e welfare studentesco al fine di comprendere gli strumenti utili alla rimozione dei potenziali ostacoli economici e sociali nell’accesso alla formazione.

Progetto realizzato da

Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali

Con il contributo di

Fondazione Cassa di Risparmio di Modena