Glossario

Il "Glossario delle disuguaglianze sociali" mira a realizzare una raccolta di voci specificamente dedicate alla problematica delle disuguaglianze economiche e sociali, nella prospettiva di uno strumento di conoscenza e di informazione di base, durevole e continuativo. Le voci presenti sul portale - curate da professori, ricercatori ed esperti sui temi di interesse del Glossario - rappresentano il solido inizio di un progetto sempre attivo e in continua espansione. Pertanto, se pensi che sia ancora assente nel Glossario qualche argomento di rilevo nello studio delle disuguaglianze sociali, non esitare a segnalarcelo (glossario@fondazionegorrieri.it).

Eredità

Scritto da: Graziella Bertocchi

 

Definizione

Per eredità si intende il trasferimento di un patrimonio. In ambito economico, il patrimonio – o ricchezza – è costituito da beni materiali (attività finanziarie, immobili). L’eredità può coinvolgere anche la trasmissione di entità non materiali, come il patrimonio genetico (caratteri fisici e comportamentali) e il capitale umano (istruzione, attenzione da parte dei genitori), che possono a loro volta avere effetti di tipo economico. Nel seguito ci si concentrerà prevalentemente sull’eredità in ambito strettamente economico.

 

Eredità, ricchezza, disuguaglianza e mobilità

La ricchezza è distribuita in modo disuguale, ancora più disuguale del reddito. Una larga parte della ricchezza è ereditata, piuttosto che frutto del lavoro e del risparmio. Ne consegue che l’eredità contribuisce all’acuirsi della disuguaglianza. Dato che interessa prevalentemente il passaggio intergenerazionale della ricchezza, l’eredità costituisce quindi un ostacolo alla mobilità economica e sociale. D’altra parte, l’eredita rappresenta un incentivo a lavorare e investire per il bene dei propri figli, incentivo che favorisce la crescita economica. In un’economia che cresce la mobilità può mitigare gli effetti della disuguaglianza.

 

La legislazione sull’eredità

Esistono diverse tradizioni giuridiche – e consuetudini – che regolano la trasmissione della ricchezza. Le regole variano tra paesi e nel corso del tempo, interagendo con la struttura della famiglia e dell’economia. Per quanto riguarda l’eredità dai genitori ai figli, nelle società preindustriali, dove la terra riveste un ruolo primario (sia per il sostentamento che per la detenzione del potere), tende a prevalere la primogenitura, che favorisce la concentrazione del patrimonio della famiglia; con la trasformazione strutturale dell’economia e la democratizzazione dei processi politici, si afferma la divisione in parti uguali, che accelera la redistribuzione del patrimonio (Bertocchi, 2006). Le regole possono differenziarsi anche per quanto riguarda le disparità di trattamento tra figli legittimi e naturali. Per quanto riguarda la posizione del coniuge e i diritti delle donne, si assiste da una parte a una crescente protezione dei diritti di proprietà, e quindi di successione, delle mogli (Fernandez, 2014), dall’altra a un graduale superamento dell’istituzione della dote per le figlie femmine in alternativa all’eredità per i maschi (Botticini e Siow, 2003). La normativa contempla diversi regimi anche per quanto riguarda il grado di libertà testamentaria (Ellul et al., 2010) e di equiparazione dei trasferimenti inter vivos (Cox e Rank, 1992).

 

L’imposizione fiscale sull’eredità

Storicamente, l’imposta di successione nasce non con scopi redistributivi ma per finanziare la spesa pubblica. Dal 1870 ai giorni nostri, nell’ambito di una complessiva trasformazione delle economie e dei sistemi fiscali, nella maggior parte dei paesi le entrate da successione hanno subito un progressivo declino, fino a raggiungere una quota modesta sia del PIL che delle entrate fiscali (Bertocchi, 2011). Così come per le modalità di trasmissione dell’eredità, anche le modalità di imposizione si differenziano tra paesi. Alcuni regimi (come nel Regno Unito) assoggettano l’intero asse ereditario e non prevedono un cumulo con le donazioni, mentre altri (come in Italia) assoggettano il singolo erede e prevedono tale cumulo. Il grado di progressività dell’imposta, così come le franchigie, sono pure molto differenziate.

L’opportunità di tassare l’eredità è da sempre al centro di un animato dibattito. I sostenitori sottolineano che, di fronte a una distribuzione della ricchezza profondamente disuguale e a una larga parte della ricchezza che risulta ereditata, l’imposizione riduce la disuguaglianza. Gli oppositori sottolineano invece che l’imposta può scoraggiare il risparmio, l’investimento e la crescita economica. In Italia l’imposta di successione è stata oggetto in anni recenti di diverse riforme: è stata alleggerita nel 2000 dal governo Amato, abolita nel 2001 dal governo Berlusconi, ed infine reintrodotta nel 2006 dal governo Prodi in forma ridotta (per i familiari più stretti sono previste un’aliquota del 4% e una franchigia di 1.000.000 di euro per erede, con importanti agevolazioni per immobili, titoli di stato e imprese familiari).

 

I dati tratti dalle dichiarazioni di successione

I dati amministrativi tratti dalle dichiarazioni di successione rappresentano un’importante fonte di informazione statistica per la stima della concentrazione della ricchezza e della sua evoluzione. Il metodo di analisi di tali dati fiscali è stato sviluppato da Atkinson e Harrison (1978) per il Regno Unito e applicato poi a vari paesi tra cui l’Italia (Acciari et al., 2018), rivelando un generalizzato aumento della concentrazione della ricchezza in corso almeno dagli anni ‘90.

Sulla base degli stessi dati, particolarmente istruttivi per la Francia dove un’imposta di successione esiste continuativamente dal 1791, Piketty (2003) ha intrapreso una linea di ricerca sulla concentrazione del reddito che consente un’analisi più accurata soprattutto degli individui che si collocano all’estremo superiore della distribuzione della ricchezza (il top 1%).

 

Eredità ed ereditarietà

Come precedentemente osservato, l’eredità può coinvolgere anche la trasmissione di entità non materiali quali il capitale umano e il patrimonio genetico, con possibili ripercussioni in ambito economico.

Il capitale umano è distribuito in maniera meno disuguale della ricchezza. Dato che ricopre un ruolo economico sempre maggiore, e dato che è personale e non ereditabile, la sua inclusione potrebbe attenuare la conclusione secondo cui la disuguaglianza è in crescita (Weil, 2015). È stato però osservato che il capitale umano resta comunque distribuito in modo disuguale, con un andamento crescente della disuguaglianza anche in questa dimensione, e contiene inoltre una componente ereditaria ed ereditabile, in quanto le coppie tendono sempre di più a formarsi tra persone dello stesso status sociale e i genitori più istruiti tendono a preoccuparsi maggiormente dell’istruzione dei figli.

La genetica, studiando la trasmissione ai discendenti di caratteri fisici e comportamentali (ereditarietà), ha rilevato correlazioni significative, all’interno delle famiglie, in molteplici dimensioni quali quella antropometrica (peso alla nascita, altezza, massa corporea), demografica (fertilità, longevità, IQ), sociale (comportamenti criminali, religiosità, personalità) ed economica (istruzione, reddito, ricchezza). Queste correlazioni potrebbero essere in parte spiegate dalla trasmissione genetica (nature, ovvero la natura, i geni), in parte da differenze ambientali (nurture, ovvero l’ambiente, l’educazione). La moderna epigenetica ha però dimostrato che gli stessi geni sono influenzati dall’ambiente, rendendo in parte obsoleta questa distinzione.

 

Riferimenti bibliografici

  • Acciari P., F. Alvaredo e S. Morelli (2018), “The concentration of personal wealth in Italy 1995-2013”, dattiloscritto.
  • Atkinson A. B. e A. J. Harrison (1978), Distribution of Personal Wealth in Britain, Cambridge, Cambridge University Press.
  • Bertocchi G. (2006), “The law of primogeniture and the transition from landed aristocracy to industrial democracy”, Journal of Economic Growth, 11, 41-68.
  • Bertocchi G. (2011), “The vanishing bequest tax: the comparative evolution of bequest taxation in historical perspective”, Economics & Politics, 23, 107-131.
  • Botticini M. e A. Siow (2003), “Why Dowries?”, American Economic Review, 93, 1385-1398.
  • Cox D. e M. R. Rank (1992), “Inter-vivos transfers and intergenerational exchange”, Review of Economics and Statistics, 74, 305-314.
  • Ellul A., M. Pagano e F. Panunzi (2010), “Inheritance law and investment in family firms”, American Economic Review, 100, 2414-2450.
  • Fernandez R. (2014), “Women’s rights and development”, Journal of Economic Growth, 19, 37-80.
  • Piketty T. (2003), “Income inequality in France, 1901-1998”, Journal of Political Economy, 111, 1004-1042.
  • Weil D. N. (2015), “A discussion of Thomas Piketty’s Capital in the Twenty-First Century”, American Economic Review P & P, 105, 34-37.

 

Suggerimenti di lettura

  • Beckert J. (2008), Inherited Wealth, Princeton (NJ), Princeton University Press.
  • Beenstock M. (2012), Heredity, Family, and Inequality, Cambridge (MA), MIT Press.
  • Cannari L. e G. DAlessio (2006), La Ricchezza degli Italiani, Bologna, il Mulino.
  • Piketty T. (2014), Il Capitale nel XXI Secolo, Milano, Bompiani.
  • Putnam R. (2015), Our Kids, New York, Simon & Schuster.
  • Ridley M. (2003), The Agile Gene, New York, HarperCollins.
  • Saraceno C. (2013), Eredità, Torino, Rosenberg & Sellier.
Graziella Bertocchi
Graziella Bertocchi è Professoressa di Economia Politica presso l'Università di Modena e Reggio Emilia. Dopo la laurea a Modena, ha conseguito il Ph.D. presso l’University of Pennsylvania. Ha insegnato a Brown University, New York University, Royal Holloway, Université Catholique de Louvain (Belgio), Istituto Universitario Europeo e IGIER-Bocconi. È Fellow di Academia Europaea, CEPR e IZA. I suoi interessi di ricerca vertono sull’economia politica, la macroeconomia e l’economia della crescita.

Progetto realizzato da

Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali

Con il contributo di

Fondazione Cassa di Risparmio di Modena