Glossario

Il "Glossario delle disuguaglianze sociali" mira a realizzare una raccolta di voci specificamente dedicate alla problematica delle disuguaglianze economiche e sociali, nella prospettiva di uno strumento di conoscenza e di informazione di base, durevole e continuativo. Le voci presenti sul portale - curate da professori, ricercatori ed esperti sui temi di interesse del Glossario - rappresentano il solido inizio di un progetto sempre attivo e in continua espansione. Pertanto, se pensi che sia ancora assente nel Glossario qualche argomento di rilevo nello studio delle disuguaglianze sociali, non esitare a segnalarcelo (glossario@fondazionegorrieri.it).

Povertà educativa

Scritto da: Cesare Moreno

 

Definizione

Nell’introduzione al report sulla povertà educativa Save the Children scrive: “Che cos'è la povertà educativa, come è alimentata e come è determinata dalla povertà economica?”.

L’approccio che propongo parte da un punto di vista educativo e quindi in un certo senso da una domanda opposta: la povertà educativa può alimentare la povertà economica? Perché adottare un nuovo concetto se questo è conseguenza di uno già esistente?

Un nuovo concetto deve servire a inquadrare fenomeni nuovi, allargare l’orizzonte concettuale o il campo semantico dei concetti già esistenti. La mia definizione di povertà educativa mette in primo piano l’aspetto psichico dell’essere poveri perché l’educazione riguarda la mente delle persone e non le condizioni materiali in cui queste vivono. Dunque, dal punto di vista psichico ed educativo è povero chi non è consapevole delle proprie risorse mentali, ovvero non ha accesso a quelle capacità inventive e creative di cui ogni essere umano è dotato, perché non ha avuto accesso a quelle esperienze che consentono di scoprire la propria ricchezza, la propria libertà.

Quindi chi è educativamente povero non ha neppure la capacità di elevarsi al di sopra delle condizioni materiali in cui ha avuto la ventura di nascere. Secondo il mio punto di vista è quindi educativamente povero chiunque sia schiavo inconsapevole di un ruolo sociale prestabilito, quindi anche chi vive condizioni di agio economico e abbia accesso a consumi culturali “rari” senza che ciò incida sulla sua felicità. Questo punto di vista è importante per dar conto di fenomeni di emarginazione sociale del tutto nuovi come la “sindrome di ritiro sociale grave” che colpisce anche le persone di classi agiate, o fenomeni di dipendenza, da sostanze come da affiliazioni settarie. Ma soprattutto è importante perché mette sotto osservazione una serie di fenomeni e di termini finora estranei al vocabolario della povertà, ed insieme ci fornisce indicazioni sui possibili punti di attacco per interventi di contrasto alle povertà educative.

I termini che di seguito elenco appartengono quindi al campo semantico dell’educazione e dello psichico piuttosto che a quello economico e sociologico.

 

Emarginazione interiore

La madre di tutte le emarginazioni è l’emarginazione interiore, uno stato psichico di passività, di scoramento, che deprime l’iniziativa, che attacca le esperienze positive, che inquina le relazioni, distrugge il sogno ed il progetto. L’emarginazione interiore ha origine in esperienze di relazioni primarie e/o secondarie frustranti che hanno danneggiato la motivazione. Esperienze scolastiche negative possono contribuire a cronicizzare l’emarginazione interiore, di qui la grande difficoltà a “recuperare” la dispersione una volta che l’emarginazione interiore si sia installata stabilmente nella mente della giovane persona. Il danno di motivazione è la principale e fondamentale diversità tra la dispersione scolastica originata dalla povertà educativa e la dispersione “anni Cinquanta” in cui prevaleva la discriminazione economica, antropologica o linguistica che, tuttavia, non necessariamente intaccava la volontà di apprendere quando questa si fosse sviluppata nelle relazioni primarie.

 

Dispersione in presenza; autostima

La dispersione in presenza è un nuovo termine connesso a questa forma di emarginazione interiore in quanto si riferisce a quelle giovani persone che pur andando a scuola sono del tutto impermeabili agli apprendimenti e alla partecipazione. Demotivazione all’apprendimento e scarsa autostima sono tra loro connessi.

 

Insignificanza sociale

L’insignificanza sociale è l’immagine speculare dell’emarginazione interiore nella scena sociale. Chi vive l’emarginazione interiore si sente del tutto insignificante nella scena sociale e viceversa gli attori sociali considerano le persone passive, depresse e bisognose come pesi e ciò conferma le persone emarginate nella propria emarginazione che diventa una prigione chiusa a doppia mandata: dall’interno e dall’esterno.

 

Ritiro sociale - Burn out

Il ritiro sociale rappresenta una vera e propria patologia ad eziologia sociale che è una delle manifestazioni dell’insignificanza sociale quando la giovane persona ne prende coscienza solitaria e deduce che non vale la pena avere una qualsivoglia relazione umana. Accanto al ritiro sociale possiamo considerare il fenomeno dello stress per eccesso di sollecitazioni, un esaurimento emotivo dovuto alla gravosità dei compiti e delle competizioni che la giovane persona è sollecitata ad affrontare. I fenomeni sono in certo senso opposti ma potrebbero anche coesistere come polarità duale nella stessa persona.

 

Cambiamento sostenibile

Una conseguenza importante della combinazione tossica di emarginazione interiore ed insignificanza sociale è la difficoltà a cambiare per le persone che vivono questa condizione: il cambiamento infatti non rappresenta una dimensione permanente della propria condizione psichica, ma un evento eccezionale che richiede energie psichiche di gran lunga superiori a quelle a cui la persona ha accesso. Il concetto di “cambiamento sostenibile” è decisivo nel lavoro educativo, perché è un invito ad accompagnare la giovane persona nel suo cammino di trasformazione e condividerne le difficoltà e le diffidenze, perché una meta per quanto oggettivamente appetibile comporta per queste persone passare su un abisso denso di pericoli. Il concetto di cambiamento sostenibile dovrebbe impedire il furore rivoluzionario e l’accanimento educativo.

 

Alleanza educativa

Il concetto di alleanza educativa si oppone a tutti i concetti che implicano un rapporto unilaterale: educazione come missione salvifica, “presa in carico”, “relazione d’aiuto”. L’alleanza educativa è figlia della reciprocità nelle relazioni e considera che la giovane persona o “cresce insieme” oppure resta prigioniera di un copione stabilito da altri. L’alleanza educativa ha un ruolo d’aiuto, terapeutico ed educativo se e solo se mobilita le risorse della giovane persona e questo avviene solo se nel cammino della vita i protagonisti del processo educativo procedono affiancati, piuttosto che fronteggiandosi oppure affiliandosi. L’alleanza educativa cura l’insignificanza sociale offrendo uno spazio di significazione in cui chi ha il ruolo adulto restituisce alla giovane persona il senso del suo esistere.

 

Restituzione - Empatia

Il concetto di restituzione definisce un compito importante per l’adulto educatore che è quello di rielaborare e restituire alla giovane persona il senso delle sue esperienze. In questo modo esperienze dolorose possono essere elaborate e trovare una collocazione positiva nella storia personale ed esperienze gioiose possono essere tesaurizzate. La restituzione in un certo senso consiste nel mettere la mente dell’adulto a disposizione della giovane persona per elaborare ciò che questa non riesce ad elaborare. Quando la mente dell’adulto è impegnata nel ciclo di accoglienza/restituzione del vissuto della giovane persona, questo risuona con la propria esperienza psichica. Questa risonanza d’anime viene chiamata empatia. L’empatia è un attrezzo professionale dell’educatore piuttosto che una ineffabile dote personale. L’assenza o la scarsezza di relazioni empatiche, di persone che restituiscono una immagine positiva di sé è un componente essenziale della povertà educativa.

 

Comunità educante accogliente

La comunità educante è la versione sociale dell’alleanza educativa, così come la caratteristica accogliente è la dimensione sociale della restituzione e dell’empatia. La comunità educante rende visibile agli occhi della giovane persona e degli adulti che l’uomo cresce solo attraverso gli altri, che il passaggio dallo stato di natura allo stato umano avviene sviluppando l’interdipendenza e non sottraendosi alle relazioni, non cercando di dominare l’altro. La comunità educante è decisiva per contrastare l’emarginazione interiore con una esperienza di relazioni che sostengono. La comunità educante nei confronti dell’individuo funziona come l’impalcatura per l’edificio, ne sostiene lo sviluppo finché non è abbastanza solido da reggersi per conto proprio.

 

Gruppo, cooperazione educativa; Didattica laboratoriale

L’esclusione ed i “respingimenti” cominciano tra i banchi. La classe è un gruppo, ed il gruppo esiste anche quando i suoi membri ne siano inconsapevoli tanto che dinamiche di inclusione-esclusione sono sempre presenti con l’aggravante che si moltiplicano nei sottogruppi. Il mancato governo dei gruppi-classe è all’origine di tante esclusioni tra i pari e anche di fenomeni di bullismo. Connessa al gruppo e alla sua natura accogliente o respingente è la competizione: la competizione spinge gli allievi ad isolarsi e a moltiplicare le ansie, se sembra portare piccoli benefici cognitivi in realtà genera dannosi effetti emotivi che finiscono per danneggiare anche l’apprendimento, la cooperazione educativa, da sempre necessaria, è oggi indispensabile per lo sviluppo di quelle competenze trasversali relazionali che non hanno più modo di svilupparsi in famiglie di figli unici o quasi ed isolate nel proprio appartamento. In un mondo sempre più dominato da realtà virtuali, da immagini e parole, il contatto con le cose, l’operatività è essenziale per ancorare l’apprendimento all’azione e la crescita personale al saper fare piuttosto che al parlare. L’assenza di occasioni per sperimentarsi e sentire di aver capacità d’azione è un’altra fonte di fragilità e di esclusione.

 

Solidarietà umana – Inclusione sociale

La comunità educante fornisce alla persona un’esperienza di “solidarietà umana” che dovrebbe essere il fondamento per la sua adesione al contratto sociale. Dal punto di vista della giovane persona il concetto di “inclusione sociale” è inadeguato perché rappresenta il punto di vista di chi si sente protetto dallo stato di cose esistenti, ma per includere l’altro occorre reciprocità. La solidarietà umana rappresenta lo stato di reciprocità per il quale ciascuno si riconosce nell’altro, soprattutto quando ne condivide difficoltà e fragilità. L’assenza di esperienze di solidarietà umana è un’altra componente importante della povertà educativa.

 

Rapporto intergenerazionale

Molto in generale possiamo considerare tra le esperienze che contribuiscono all’emarginazione interiore la crisi del rapporto intergenerazionale, l’idea ampiamente diffusa anche tra i giovani meno informati, che il mondo adulto si sia da tempo chiuso in sé stesso e non abbia da offrire ai giovani se non discorsi catastrofici e distopie. Questo aspetto contribuisce alla povertà educativa in quanto associa l’idea di futuro a qualcosa di negativo, deprime il desiderio e la responsabilità verso sé stessi.

 

Metagaranti sociali e psichici

Un aspetto importante della crisi del rapporto intergenerazionale è la crisi dei garanti metasociali, le grandi strutture di inquadramento e regolazione del processo sociale: miti ed ideologie, credenze e religione, autorità e gerarchia che a loro volta incrinano i garanti metapsichici, che sono i contratti che regolano i comportamenti psichici ad esempio quello che ci impedisce di rispondere con il corpo a corpo al torto subito. Questo tipo di crisi rende le figure adulte già screditate sul piano sociale anche inadeguate sul piano emozionale in quanto incerte ed incapaci di dominare le proprie pulsioni. L’assenza di una narrazione del mondo in cui ci sia posto per i giovani completa i contorni della povertà educativa.

 

Trasformazione educativa

Per combattere la povertà educativa è necessario mobilitare risorse educative nella giovane persona e in coloro che vogliono curarne la crescita. Di fronte alle ineguaglianze sociali, alle ingiustizie, alla povertà assoluta, alle strutture ghettizzanti delle città occorre mobilitare le risorse educative qui ed ora. Chiamiamo questo “trasformazione educativa” ovvero trasformazione di sé e di ciò che sta intorno attraverso l’educazione. Lasciamo al potere e all’economia il compito di cambiare le condizioni materiali esistenti affinché non vivano in condizioni di povertà educativa altre generazioni. Ma forse, se questa generazione riesce a combattere efficacemente la povertà educativa, potrà dare un contributo importante anche a combattere la povertà assoluta e a cambiare i sistemi di governo della società.

Cesare Moreno
È maestro elementare dal 1983. Dal 1998 è coordinatore del progetto Chance, per il recupero dei drop-out della scuola media. Nel 2002 viene nominato membro del Gruppo di Lavoro tecnico Scientifico per la formazione in tema di dispersione scolastica e nel 2006 diventa Presidente della Associazione Maestri di Strada ONLUS. Ha pubblicato numerosi contributi per la definizione di metodologie educative.

Progetto realizzato da

Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali

Con il contributo di

Fondazione Cassa di Risparmio di Modena