Glossario

Il "Glossario delle disuguaglianze sociali" mira a realizzare una raccolta di voci specificamente dedicate alla problematica delle disuguaglianze economiche e sociali, nella prospettiva di uno strumento di conoscenza e di informazione di base, durevole e continuativo. Le voci presenti sul portale - curate da professori, ricercatori ed esperti sui temi di interesse del Glossario - rappresentano il solido inizio di un progetto sempre attivo e in continua espansione. Pertanto, se pensi che sia ancora assente nel Glossario qualche argomento di rilevo nello studio delle disuguaglianze sociali, non esitare a segnalarcelo (glossario@fondazionegorrieri.it).

Redistribuzione del reddito

Scritto da: Maurizio Franzini

 

Definizione

I redditi percepiti dai componenti dei nuclei familiari nei diversi mercati (del lavoro, dei capitali) vengono modificati dall’azione redistributiva dello Stato che consiste principalmente nel prelievo delle imposte dirette e dei contributi sociali, da un lato, e nel trasferimento di somme monetarie alle famiglie, essenzialmente per ragioni previdenziali (pagamento delle pensioni) e assistenziali (sussidi di disoccupazione, integrazioni del reddito, bonus di varia natura e così via), dall’altro.

Il reddito che ne risulta viene chiamato disponibile e, attraverso le scale di equivalenza, viene trasformato da reddito familiare in reddito individuale. Questo reddito è considerato il più rappresentativo del tenore di vita degli individui (Canberra Group, 2011), perché da esso dipendono strettamente sia i consumi sia i risparmi.

Se l’azione dello Stato è effettivamente redistributiva la disuguaglianza nei redditi disponibili sarà inferiore a quella nei redditi di mercato. L’intensità dell’azione redistributiva si misura normalmente in base alla differenza tra la disuguaglianza nei redditi di mercato e nei redditi disponibili rilevata con un opportuno indicatore, ad esempio il coefficiente di Gini. La redistribuzione risulterà tanto più intensa quanto più bassi sono i redditi disponibili rispetto ai corrispondenti redditi di mercato quando questi ultimi sono elevati e quanto più alti sono i redditi disponibili rispetto ai redditi di mercato quando questi ultimi sono bassi.

Al riguardo sono decisive, anzitutto, le aliquote delle imposte dirette: se esse sono crescenti con il reddito (cioè il sistema fiscale è sufficientemente progressivo) la redistribuzione sarà, a parità di altre condizioni, più intensa. Cruciale è anche l’altezza e la destinazione dei trasferimenti monetari: se essi sono consistenti e diretti principalmente a coloro che hanno redditi di mercato più bassi l’intensità della redistribuzione ne risulterà accresciuta.

Lo Stato non esercita la sua azione redistributiva soltanto attraverso le imposte dirette e i contributi sociali, da un lato, e i trasferimenti monetari, dall’altro. Infatti, sono rilevanti anche le imposte indirette nonché i trasferimenti in natura, cioè la prestazione di servizi gratuiti di cui beneficiano spesso in modo molto diverso famiglie collocate in posizioni diverse nella scala dei redditi. Il calcolo degli effetti redistributivi di queste due forme di intervento pubbliche è, però, molto problematico e, di norma, per la stima della redistribuzione si considerano soltanto le due voci di cui finora si è detto. Ad esse soltanto si farà riferimento qui di seguito.

 

La redistribuzione dei redditi in Italia

In Italia l’efficacia dell’azione redistributiva, negli anni più recenti, sembra elevata. Nel 2016, in base ai dati OCSE, il coefficiente di Gini dei redditi disponibili era 32,8%, quello dei redditi di mercato 51,7%. Quest’ultima, rispetto alla metà degli anni ’90 è cresciuta in modo nettissimo: allora il coefficiente di Gini era all’incirca del 38%.

Dunque per effetto della redistribuzione l’indice si riduce di quasi 19 punti percentuali. Se si considerasse soltanto la popolazione in età lavorativa ne risulterebbe una redistribuzione di minore intensità.

Il contributo maggiore alla riduzione della disuguaglianza lo danno i trasferimenti monetari (Franzini e Raitano, 2015). Questo è quanto accade anche nei paesi dell’area OCSE (Causa e Hermansen, 2017). In generale vi è una stretta correlazione tra entità dei trasferimenti monetari e redistribuzione: quanto più elevati sono i primi, tanto più intensa è la seconda. Rispetto alla metà degli anni ’90 l’Italia, tra i paesi dell’area OCSE, ha sperimentato uno dei più consistenti aumenti in quei trasferimenti. La causa principale è stata la crescita della disoccupazione e, quindi, dei sussidi ad essa collegati.

Se le imposte hanno un limitato impatto sulla redistribuzione la ragione principale va ricercata nella loro limitata progressività, fortemente ridotta rispetto al passato, soprattutto nella parte alta della distribuzione dei redditi; infatti, in molti paesi, tra i quali vi è l’Italia, la progressività è maggiore in caso di aumento dei redditi più bassi.

Tornando ai trasferimenti, una questione rilevante riguarda le pensioni pubbliche. Infatti, se queste ultime fossero escluse dai trasferimenti la riduzione della disuguaglianza nei redditi disponibili sarebbe molto minore di quella indicata in precedenza e l’indice di Gini crescerebbe di più di 10 punti percentuali.

Il principale strumento di contrasto dell’alta e crescente disuguaglianza di mercato sembra, dunque, essere rappresentato dalle pensioni. Occorre, però, tenere presente che le pensioni andrebbero considerate più come ‘redditi di mercato posticipati’ che non come veri trasferimenti redistributivi. Infatti il loro ammontare dipende dai contributi versati nel corso della vita attiva. Ciò pone problemi di non facile soluzione nella definizione stessa di trasferimenti redistributivi. In ogni caso si può senz’altro sostenere che delle pensioni beneficiano in maggior misura le famiglie i cui redditi di mercato sono inferiori alla media. Si spiega così il contributo rilevante che esse danno alla riduzione della disuguaglianza di mercato.

 

La redistribuzione come politica di contrasto della disuguaglianza

I dati richiamati poco sopra mostrano che le politiche redistributive, impedendo alla crescente disuguaglianza di mercato di trasferirsi ai redditi disponibili, svolgono – anche grazie al decisivo contributo delle pensioni - un’importante funzione di contrasto della disuguaglianza. Ci si può, però chiedere se esse bastino, anche in prospettiva, per un contrasto realmente efficace.

A spingere verso una risposta negativa sono, innanzitutto, le tendenze in atto: la disuguaglianza di mercato non sembra destinata a ridursi, in assenza di appropriati interventi, nel prossimo futuro e, d’altro canto, in molti paesi affiorano segni di indebolimento della capacità redistributiva dello stato (Causa e Hermansen, 2017). Ma al di là di ciò vi sono altre ragioni che portano a considerare insufficienti le sole politiche redistributive.

Il riferimento è al ruolo della disuguaglianza nelle opportunità a cui hanno accesso i singoli e che si riflettono pesantemente sui redditi che essi percepiscono nei vari mercati. Le origini familiari sono la causa principale, ma non unica, della disuguaglianza nelle opportunità che è una caratteristica distintiva delle disuguaglianze inaccettabili (Franzini, 2013). Dalle origini familiari dipendono i lasciti ereditari, le possibilità di istruzione e l’acquisizione di una serie di altre caratteristiche (cognitive e non cognitive) non riconducibili al merito e all’impegno individuale che, però, vengono remunerate nei mercati (Franzini e Raitano, 2018).

Affidarsi soltanto alla redistribuzione significa tollerare queste disuguaglianze e promettere, nel migliore dei casi, a chi ne è svantaggiato una compensazione ex-post non diversa da quella riservata a chi ha un reddito di mercato simile ma non a causa di mancanza di opportunità.

Occorrono, dunque, politiche di altra natura, che sempre più di frequente vengono chiamate pre-distributive. Il termine circola da qualche anno in seguito al suo utilizzo in un fortunato contributo di Hacker (2011); ma i precedenti sono numerosi. Uno che merita di essere ricordato è quello di James Meade (1964).

Le politiche pre-distributive dovrebbero prevenire la disuguaglianza di mercato ed in particolare quella dovuta alle diverse opportunità. L’elenco potrebbe essere molto lungo (Franzini, 2018), ma può essere sufficiente richiamarne qualcuna. Anzitutto le politiche che consentono a chi proviene da famiglie relativamente povere di accedere alla più alta istruzione, cosa che oggi avviene in misura estremamente ridotta. Ciò consentirebbe di alleviare una delle cause, non l’unica, della disuguaglianza nei redditi da lavoro, cioè il diverso livello di istruzione. Inoltre quelle politiche potrebbero modificare le regole di funzionamento dei mercati impedendo che, soprattutto nei mercati nei quali la concorrenza è limitata, prevalgano meccanismi che portano in vario modo ad avvantaggiare chi proviene da famiglie benestanti (Franzini et al., 2016).

Una funzione analoga potrebbero avere anche ragionevoli politiche di tassazione dei lasciti ereditari che avrebbero sia effetti redistributivi, nell’immediato, sia effetti pre-distributivi e di attenuazione delle disuguaglianze di opportunità su un più lungo orizzonte temporale. Infatti se le ricchezze ereditate sono meno diseguali, lo saranno anche i redditi che esse frutteranno in futuro; parallelamente, si ridurranno anche le disuguaglianze nelle opportunità. Ciò suggerisce, tra le altre cose, che anche le politiche redistributive possono essere orientate alla prevenzione della disuguaglianza di mercato.

In conclusione, una società che aspiri a una disuguaglianza contenuta e, soprattutto, maggiormente accettabile per i processi che la generano, dovrebbe servirsi di una combinazione di politiche redistributive e pre-distributive, nella quale le seconde abbiano un ruolo maggiore e le prime siano meglio disegnate.

 

Riferimenti bibliografici

  • Canberra Group (2011), Handbook on Household Income Statistics, Ginevra, Nazioni Unite.
  • Causa O. e M. Hermansen M (2017), “Income Redistribution Through Taxes and Transfers Across OECD Countries”, OECD Economics Department Working Papers, 1453.
  • Franzini M. (2013), Disuguaglianze inaccettabili: L'immobilità economica in Italia, Roma-Bari, Laterza.
  • Franzini M. (2018), “Conclusioni: redistribuire non basta. Perché e come intervenire sulle disuguaglianze di mercato”, in M. Franzini e M. Raitano (a cura di), Il mercato rende diseguali? La disuguaglianza dei redditi in Italia, Bologna, Il Mulino.
  • Franzini M. e M. Raitano (2015), “Income inequality in Italy: tendencies and policy implications”, in d. Strangio e G. Sancetta (a cura di), Italy in a European Context, 50-74, Londra, Palgrave Macmillan.
  • Franzini M. Patriarca F. e M. Raitano (2016), "The channels of influence of parents’ background on children’s earnings: the role of human and relational capital in monopolistic competition", CIRET Working Paper, 3/2016.
  • Franzini M. e M. Raitano (2018), “I redditi da lavoro e le origini familiari”, in M. Franzini e M. Raitano (a cura di), Il mercato rende diseguali? La disuguaglianza dei redditi in Italia, 37-56, Bologna, Il Mulino.
  • Hacker J. (2011), “The institutional foundations of middle-class democracy”, Policy Network, 6(2011), 33-37.
  • Meade J. (1964), Efficiency, Equality and the Ownership of Property, Londra, George Allen & Unwin.

 

Suggerimenti di lettura

  • AGIRE (2018), Contro le disuguaglianze. Un manifesto, Roma-Bari, Laterza.
  • Atkinson, A.B. (2015), Disuguaglianza. Cosa si può fare?, Milano, Raffaello Cortina.
  • Franzini M., Granaglia E. e M.  Raitano (2016), Dobbiamo preoccuparci dei ricchi? Le disuguaglianze estreme nel capitalismo contemporaneo, Bologna, Il Mulino.
  • Franzini M. e M. Raitano (2018, a cura di), Il mercato rende diseguali? La distribuzione del reddito in Italia, Bologna, Il Mulino.
Maurizio Franzini
Maurizio Franzini è professore ordinario di Politica Economica nell’Università di Roma “La Sapienza”. È Direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca “Ezio Tarantelli” (CIRET) e della rivista online “Menabò di Etica e Economia”. È membro del Consiglio dell’Istat di cui è stato Presidente f.f. tra agosto 2018 e febbraio 2019. È responsabile scientifico del programma VisitINPS. È autore di circa 200 pubblicazioni scientifiche su riviste e presso editori nazionali e internazionali.

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Con il contributo di

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