Glossario

Il "Glossario delle disuguaglianze sociali" mira a realizzare una raccolta di voci specificamente dedicate alla problematica delle disuguaglianze economiche e sociali, nella prospettiva di uno strumento di conoscenza e di informazione di base, durevole e continuativo. Le voci presenti sul portale - curate da professori, ricercatori ed esperti sui temi di interesse del Glossario - rappresentano il solido inizio di un progetto sempre attivo e in continua espansione. Pertanto, se pensi che sia ancora assente nel Glossario qualche argomento di rilevo nello studio delle disuguaglianze sociali, non esitare a segnalarcelo (glossario@fondazionegorrieri.it).

Povertà infantile

Scritto da: Chiara Agostini

 

Definizione

Il termine povertà infantile (o povertà minorile) fa riferimento alla condizione di indigenza materiale che interessa bambini e ragazzi fino a 17 anni. La povertà infantile può essere misurata ricorrendo agli indicatori Istat sulla povertà assoluta e relativa; all’indicatore Eurostat sul rischio di povertà ed esclusione sociale e ai sotto-indicatori che lo compongono e che riguardano la grave deprivazione materiale, la bassa intensità lavorativa e il rischio povertà.

 

I principali trend

I dati Eurostat mostrano che, nel 2021, in Italia le persone a rischio di povertà ed esclusione sociale sono il 25,2% della popolazione; si tratta di un dato superiore di 3,5 punti percentuali rispetto a quello europeo dove le persone in questa condizione sono il 21,7% del totale. Se guardiamo alla fascia 0-17 anni la distanza fra Italia ed Europa aumenta raggiungendo i 5,3 punti percentuali. Infatti, se in Europa sono a rischio di povertà ed esclusione sociale il 24,4% dei bambini e dei ragazzi, questa percentuale sale al 29,7% nel caso dell’Italia (Figura 1).

 

Figura 1. Rischio di povertà ed esclusione sociale, Italia ed Europa, popolazione fino a 17 anni e totale. Anno 2018

Fonte: Elaborazione dell’autrice su microdati Eurostat.

 

Nel 2021, i minori in povertà assoluta sono 1,4 milioni pari al 14,2% del totale (Istat, 2022). Considerando l’evoluzione del fenomeno, emerge chiaramente che i minori hanno pagato il prezzo più alto della crisi economico-finanziaria del 2008 e di quella legata alla pandemia da covid 19. Infatti, se nel 2007 non erano rilevabili differenze rispetto alla fascia di età e la quota di minori in povertà assoluta era pari a quella della popolazione complessiva (3,1%), negli anni successivi la povertà dei minori è cresciuta in misura maggiore e la distanza fra minori e resto della popolazione ha raggiunto i 4,8 punti percentuali nel 2021 (Figura 2).

 

Figura 2. Povertà assoluta, popolazione fino a 17 anni e popolazione complessiva. Anni 2007-2021

Fonte: Elaborazione dell’autrice su microdati Istat.

 

La crescita della povertà infantile si lega alle difficoltà economiche dei genitori che sempre più spesso non riescono ad accedere al mercato del lavoro, oppure perdono il lavoro, oppure lavorano ma non guadagnano a sufficienza per proteggere il nucleo familiare dal rischio di povertà. In proposito, si pensi che la percentuale di disoccupati sul totale della popolazione attiva è cresciuta costantemente nel periodo compreso fra il 2007 (6,2%) e il 2014 (13%), per poi ridursi negli anni successivi rimanendo tuttavia decisamente superiore rispetto ai livelli pre-crisi 2008 e tornando a crescere fra il 2020 (9,5%) e il 2021 (9,7%) in conseguenza della pandemia da Covid-19.

Nello stesso periodo è inoltre cresciuta la percentuale di lavoratori part-time involontari (calcolata su 100 lavoratori part-time) passando dal 38,3% del 2007 al 64,6% del 2020 (dato Istat). Contemporaneamente è cresciuta la percentuale dei cosiddetti lavoratori poveri (working poor) passando dal 9,4% del 2007 all’11,7% del 2021 (dato Eurostat).

Se si confronta il dato dei minori con quello degli anziani emerge poi che, a partire dalla crisi economico-finanziaria del 2008, il profilo dei poveri è cambiato radicalmente. Infatti, se gli anziani hanno tradizionalmente rappresentato una categoria particolarmente colpita dalla povertà, oggi l’indigenza colpisce molto più i minori rispetto agli anziani. Fra il 1997 e il 2011, il tasso di povertà relativa fra i minori era compreso fra l’11 e il 12%, nel 2012 superava il 15% e questo tasso ha continuato a crescere costantemente fino al 2016 quando ha raggiunto il 22,3% per poi mantenersi sempre al di sopra del 20% negli anni successivi e attestarsi al 22% nel 2021.

Se si guarda agli anziani il trend è invece inverso. Nel 1997, l’incidenza della povertà fra gli anziani superava di oltre il 4 punti percentuali quella dei minori. Nel 2008, il dato nei due sottogruppi era simile mentre nel 2014 l’incidenza della povertà relativa tra gli anziani era oltre 9 punti percentuali inferiore rispetto a quella dei minori. La massima distanza fra i due sottogruppi (14,1 punti percentuali) è stata raggiunta nel 2016 quando gli anziani in povertà relativa erano l’8,2% e i minori il 22,3%.

In sintesi, se nel periodo analizzato la percentuale di anziani in povertà relativa si riduce passando dal 16,1% (1997) al 9.1% (2021); la percentuale di minori quasi raddoppia passando dall’11,7% (1997) al 22% (2021) (Figura 3).

 

Figura 3. Povertà relativa, popolazione fino a 17 anni e popolazione 65 anni e oltre. Anni 1997-2021

Fonte: Elaborazione dell’autrice su microdati Istat.

 

In termini generali, il miglioramento della condizione degli anziani si spiega considerando il pensionamento di persone con titoli di studio più alti e con una storia contributiva migliore rispetto a quella dei predecessori. Inoltre, nei periodi di crisi il fatto di percepire un reddito sicuro, come la pensione, contribuisce notevolmente a ridurre l’incidenza della povertà.

Per questa ragione, se consideriamo le caratteristiche dei nuclei familiari vediamo che l’incidenza della povertà (sia assoluta sia relativa) è direttamente proporzionale al numero dei minori presenti nel nucleo e inversamente proporzionale rispetto al numero di anziani. Se nel complesso le famiglie in povertà assoluta e relativa sono rispettivamente il 7,5% e l’11,1% del totale delle famiglie, questa percentuale scende rispettivamente al 5,5% e al 9,7% nel caso in cui nel nucleo sia presente almeno un anziano e sale all’11,5% e al 18,3% se nel nucleo c’è almeno un minore. Inoltre, l’incidenza della povertà è direttamente proporzionale al numero di minori nel nucleo e quasi triplica (nel caso della povertà assoluta) quando sono presenti tre o più figli rispetto a quando c’è un solo minore (Tabella 1).

 

Tabella 1. Incidenza della povertà (assoluta/relativa) per tipologia di nucleo familiare. Anno 2018

 

% di famiglie in povertà assoluta

% di famiglie in povertà relativa

1 anziano

6,1

9,2

2 anziani o più

4,5

10,6

almeno un anziano

5,5

9,7

1 figlio minore

8,1

13,5

2 figli minori

14,0

22,4

3 figli minori o più

22,8

31,9

almeno un figlio minore

11,5

18,3

Totale famiglie

7,5

11,1

Fonte: Elaborazione dell’autrice su microdati Istat scaricati il 19 dicembre 2019.

 

Le politiche di contrasto alla povertà infantile

Nonostante la rilevanza del fenomeno, nel nostro paese non esistono misure nazionali specifiche per il contrasto alla povertà infantile. I bambini indigenti tuttavia possono essere raggiunti dal Reddito di Cittadinanza, che è la principale misura di contrasto alla povertà attualmente presente in Italia, e dall’Assegno unico universale per i figli che si inserisce nel quadro delle politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità.

Con riferimento al Reddito di cittadinanza, nel mese di settembre 2022, i nuclei con minori beneficiari della misura sono 358 mila e rappresentano il 31% dei nuclei beneficiari (che sono complessivamente 1 milione 159 mila) e coprono il 52% delle persone raggiunte dalla misura (2 milioni 452 mila). I nuclei con minori percepiscono mediamente 682 euro mensili mentre quelli senza figli ne percepiscono 492. Tra i nuclei con minori, la classe modale è quella con tre componenti, che rappresenta il 32% del totale (INPS, 2022).

L’Assegno unico universale per i figli ha carattere “universalistico” dal momento che si rivolge a tutte le famiglie con minori e non solo a quelle in condizione di povertà. Tuttavia, l’importo dell’Assegno è “progressivo” perché è commisurato all’indicatore della situazione economica equivalente (Isee) e il suo importo può variare dai 50 ai 175 euro per ciascun figlio.

Nel momento in cui si scrive (dicembre 2022) entrambe le misure sono oggetto di riforma nell’ambito dell’iter di approvazione della Legge di Bilancio 2023. In proposito, desta preoccupazione l’ipotesi di ridurre (nel 2023) il sostegno fornito ad alcuni gruppi di percettori del RdC in attesa di realizzare (nel 2024) una riforma complessiva della misura. Tuttavia, sulla base delle informazioni attuali, almeno per il 2023, le famiglie con minori non dovrebbero essere colpite da questa riduzione (Baldini e Gori, 2022). Con riferimento all’Assegno unico l'obiettivo sembra invece quello di incrementare gli importi a favore dei nuclei con almeno tre figli fino ai tre anni di età e per il primo figlio con meno di un anno (Marro, 2022).  

 

Riferimenti bibliografici

  • Baldini M. e C. Gori (2022), Reddito di cittadinanza: bene rinviare la riforma, ma l’intervento transitorio, Lavoce.info.
  • ISTAT (2022), Le statistiche dell’Istat sulla povertà, anno 2021, Roma, Istat.
  • INPS (2022), Reddito/Pensione di cittadinanza. Report ottobre 2022, Roma, Inps.
  • Marro E. (2022), Manovra, Caridi (INPS): stretta sul Reddito di cittadinanza. E per l’Assegno unico addio alla domanda, Il Corriere della Sera.

 

Suggerimenti di lettura

  • Gruppo di lavoro per la convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (2021), I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. I dati regione per regione, Gruppocrc.net. Link
  • Openpolis (2022), Solo con opportunità educative eque si tutelano i diritti dei minori, Roma, Fondazione Openpolis. www.openpolis.it
  • Saraceno C., Morlicchio E. e D. Benassi (2022), La povertà in Italia. Soggetti, meccanismi, politiche, Bologna, Il Mulino.
  • Save the Children (2022), Come stai? La salute delle bambine, dei bambini e degli adolescenti. Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia 2022, (a cura di Pulcinelli C. Pistono D.), Roma, Save the Children. www.savethechildren.it.
Chiara Agostini
Chiara Agostini, dal 2014, è ricercatrice presso Percorsi di Secondo welfare. Nel 2007, ha conseguito il dottorato in Sistemi Sociali, Organizzazioni e Analisi delle Politiche Pubbliche. Ha lavorato come assegnista di ricerca per l’Università di Roma La Sapienza, L’Università di Bologna e L’Università degli Studi di Milano e come ricercatrice presso l’European Social Observatory di Bruxelles. È stata Visiting Scholar presso l’Institute of Governmental Studies, Università della California – Berkeley.

Progetto realizzato da

Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali

Con il contributo di

Fondazione Cassa di Risparmio di Modena