Glossario

Il "Glossario delle disuguaglianze sociali" mira a realizzare una raccolta di voci specificamente dedicate alla problematica delle disuguaglianze economiche e sociali, nella prospettiva di uno strumento di conoscenza e di informazione di base, durevole e continuativo. Le voci presenti sul portale - curate da professori, ricercatori ed esperti sui temi di interesse del Glossario - rappresentano il solido inizio di un progetto sempre attivo e in continua espansione. Pertanto, se pensi che sia ancora assente nel Glossario qualche argomento di rilevo nello studio delle disuguaglianze sociali, non esitare a segnalarcelo (glossario@fondazionegorrieri.it).

Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)

Scritto da: Filippo Damiani

 

Cos’è il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale

Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) è uno dei cinque Fondi Strutturali e di Investimento Europei (Fondi SIE) che, insieme al Fondo Sociale Europeo e al Fondi di Coesione, costituisce la Politica di coesione. È il fondo relativo alla cooperazione territoriale europea tramite programmi transfrontalieri (Unione Europea, 2016).

Tramite il FESR, prende forma il concetto di “concentrazione tematica”, ovvero l’obiettivo di consolidare la coesione economica e sociale dell’Unione Europea correggendo gli squilibri tra le regioni, tramite investimenti in aree di priorità chiave:

  • Innovazione e ricerca;
  • Agenda digitale;
  • Sostegno alle piccole e medie imprese (PMI);
  • Economia a basse emissioni di carbonio.

Il FESR, inoltre, investe nello sviluppo urbano sostenibile e riserva particolare attenzione alle aree svantaggiate da un punto di vista geografico (Parlamento Europeo, 2020).

Il FESR è dunque uno strumento finanziario di primaria importanza nella lotta alle disuguaglianze tra i diversi livelli di sviluppo delle regioni europee, con lo scopo di ridurre il ritardo delle regioni meno favorite. Priorità del FESR sono le regioni settentrionali a bassa densità demografica, le regioni insulari, quelle transfrontaliere e di montagna (Parlamento Europeo, 2020).

 

Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020

Il Regolamento dell’Unione Europea n° 1303/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 fornisce le disposizioni comuni sui Fondi SIE e, di conseguenza, anche sull’FESR. Nell’allegato XI di tale Regolamento vengono definite le condizionalità ex-ante e i criteri di adempimento per ognuno degli undici obiettivi tematici (relativi alla crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva); inoltre, vengono esplicitate le priorità di investimento riguardanti i Fondi SIE. Le priorità chiave del FESR includono:

  • Tutte le priorità di investimento nel quadro dell’obiettivo tematico della ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione;
  • Lo sviluppo dei prodotti e dei servizi delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC), il commercio elettronico e la domanda di TIC;
  • L’estensione della diffusione della banda larga e delle reti ad alta velocità;
  • La promozione dell’imprenditorialità e la creazione di nuove aziende, anche attraverso incubatrici di imprese;
  • Il sostegno alla capacità delle PMI di impegnarsi nella crescita sui mercati regionali, nazionali e internazionali e nei processi di innovazione;
  • La promozione della produzione e della distribuzione di energia da fonti rinnovabili;
  • Il miglioramento della mobilità regionale;
  • L’investimento in infrastrutture per i servizi per l’impiego;
  • L’investimento nell’infrastruttura sanitaria e sociale per una maggiore inclusione;
  • L’investimento nell’istruzione e nella formazione professionale;
  • Il potenziamento dell’efficienza delle pubbliche amministrazioni.

A partire dal 2016 e fino al 2023 ogni Stato Membro presenta alla Commissione una relazione di attuazione finale del programma per il FESR, così come per il Fondo Sociale Europeo e il Fondi di Coesione (Regolamento n. 1303/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013).

La dotazione finanziaria del FESR su determinate priorità di investimento (obiettivi tematici 1, 2 e 3) dipende dallo sviluppo di ogni regione. In particolare, l’attribuzione di risorse a livello nazionale è:

  • Almeno dell’80% nelle regioni più sviluppate;
  • Almeno del 60% nelle regioni in transizione;
  • Almeno il 50% nelle regioni meno sviluppate.

Inoltre, è prevista l’attribuzione di almeno il 5% delle risorse del FESR (a livello nazionale) per azioni integrate per uno sviluppo urbano sostenibile (Unione Europea, 2016).

Dando uno sguardo ai dati sugli investimenti, il FESR rappresenta il fondo più finanziato con il 43,2% del totale predisposta per l’attuazione del programma europeo Orizzonte 2020, pari a poco meno di 200 miliardi di euro. Gli Stati Membri che hanno ricevuto più finanziamenti sono la Polonia (40 miliardi), l’Italia (quasi 22 miliardi) e la Spagna (circa 21 miliardi). Da notare che il totale degli investimenti per la conversione a un’economia a basso tenore di carbonio, ammonta a 44 miliardi. Circa il 73% di questa cifra è finanziata tramite il FESR. Considerando i programmi statali di co-finanziamento di tutti gli Stati Membri, ad aprile 2020 (quasi fine periodo di programmazione) è stato speso circa il 35% del totale del FESR e impegnato il 90%.

 

Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale in Italia

Nell’ottobre del 2014 viene pubblicata a Bruxelles la “Sintesi dell’accordo di partenariato per l’Italia” valida per il periodo di programmazione 2014-2020. Per l’Italia vengono stanziati 32,2 miliardi per la politica di coesione (composta, ricordiamolo, da FESR e da FSE). Questa quantità viene destinata prevalentemente ai primi quattro obiettivi tematici (ricerca e innovazione, TIC, competitività delle imprese ed economia a basso tenore di carbonio). La maggior parte dei 32,2 miliardi è finanziata proprio dal FESR (Commissione Europea, 2014).

L’accordo di partenariato con l’Italia risale al 29 ottobre 2014 poi modificato l’8 febbraio del 2018 con l’inserimento di una cifra addizionale pari a 1 miliardo di euro a valere sul Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, prevalentemente destinato alle regioni meno sviluppate. La cifra finale di risorse programmate relativa al FESR è quindi di 22,5 miliardi, ai quali vanno aggiunti i 12 miliardi di co-finanziamenti nazionali, per un totale di 34,5 miliardi di euro (Camera dei Deputati, 2019).

Sul sito dell’Unione Europea sono resi disponibili i dati reali riguardanti l’Italia. Circa il 50% del totale dei finanziamenti riservati all’Italia tramite i Fondi SIE (44 miliardi dall’UE) proviene dal FESR. In particolare, circa dieci miliardi di euro sono stati programmati per sostenere la competitività aziendale, la ricerca e l’innovazione e l’economia a basso tenore di carbonio. A fine 2019, dei circa 34 miliardi programmati, 29 sono stati impegnati e solo 11 spesi.

Il programma Orizzonte 2020 prevede in Italia la realizzazione di 75 Programmi Operativi che possono essere nazionali (PON) o regionali (POR). Il FESR finanzia o co-finanzia un totale di 30 Programmi Operativi (9 PON e 21 POR, uno per ogni regione). I PON in cui è coinvolto il FESR, approvati tutti tra il 2015 e il 2017 riguardano:

  • Governance e capacità istituzionale;
  • Città metropolitane;
  • Cultura e sviluppo;
  • Ricerca e innovazione;
  • Scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento;
  • Imprese e competitività;
  • Iniziativa PMI;
  • Infrastrutture e reti;
  • Legalità.

Tutti i programmi citati sono stati approvati dall’Unione Europea (Open Coesione, 2020).

 

Il futuro del FESR

Per il periodo di programmazione che avrà inizio nel 2021e si protrarrà fino al 2027, denominato Orizzonte Europa (Horizon Europe in inglese), viene reso noto come il totale delle risorse reso disponibile dall’Unione Europea per la politica di coesione sarà di 373 miliardi di euro così distribuiti:

  • 46,7 miliardi per il Fondo di Coesione;
  • 100 miliardi per il Fondo Sociale Europeo Plus
  • 226,3 miliardi per il FESR, di cui:
    • 216,8 per il lavoro e la crescita;
    • 9,5 per la cooperazione territoriale.

Inoltre, aumenterà la quota di FESR destinata alle regioni meno sviluppate (Unione Europea, 2019).

Per concludere cito un articolo pubblicato dalla rivista internazionale “European Urban and Regional Studies” in merito all’analisi compiuta da alcuni ricercatori sull’efficacia del FESR, esaminando nello specifico la situazione della Grecia. Gli studiosi hanno individuato tre livelli di governance: il livello più alto (Unione Europea), quello intermedio (Stato e regioni) e il livello più basso della piramide rappresentato dai beneficiari. Attraverso questo studio viene dimostrato come l’efficacia del FESR non sia omogenea tra i vari livelli; tuttavia, evidenziano come la politica nazionale, influenzando le diverse amministrazioni locali, abbia ripercussioni sulla pianificazione dell’implementazione del FESR (Spilanis et al., 2016).

 

Riferimenti bibliografici

Camera dei Deputati (2019), I fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020, Roma, Camera dei Deputati.

Commissione Europea (2014), Sintesi dell’accordo di partenariato per l’Italia, 2014-2020, Bruxelles, Commissione Europea.

Open Coesione. Programmi 2014-2020 (2020), https://bit.ly/2V9Gk0h. Accesso il 22 aprile 2020.

Parlamento Europeo (2020), Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), Bruxelles, Parlamento Europeo, Note tematiche sull’Unione Europea. Link

Spilanis I., T. Kizos, B, Giordano (2016), “The effectiveness of European Regional Development Fund projects in Greece: Views from planners, management staff and beneficiaries”, European Urban and Regional Studies, 23(2), 182-197.

Unione Europea (2016), Fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020: testi e commenti ufficiali, Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione Europea.

Unione Europea (2019), Allocation of Cohesion policy funding to Member States for 2021-2027, European Court of Auditors.

 

Suggerimenti di lettura

Fondi strutturali e di investimento europei (2020) Dati. Link

Mastrorocco N. e E. Calò (2016). “L’impatto delle politiche di coesione in Puglia: una lettura macroeconomica”, EyesReg, 6(6), 170-174.

Nigohosyan D. e A. Vutsova (2017), “The 2014–2020 European Regional Development Fund Indicators: The Incomplete Evolution”, Social Indicators Research, 137, 559-577.

Filippo Damiani
Laureato in “Languages for the communication in international enterprises and organisations” nel 2018 presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, sta attualmente svolgendo un programma di doppio dottorato presso l’Università di Modena e Reggio Emilia (Dipartimento di Economia e Fondazione Marco Biagi) in “Lavoro, Sviluppo e Innovazione” e presso la Universidad Pablo de Olavide di Siviglia in “Scienze sociali”. Le sue aree di interesse sono le politiche europee di sviluppo regionale, con particolare attenzione all’innovazione e alle disuguaglianze di genere.

Progetto realizzato da

Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali

Con il contributo di

Fondazione Cassa di Risparmio di Modena