Glossario

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Mortalità infantile

Scritto da: Chiara Ardito

 

 

Introduzione

La mortalità infantile è una importante misura di salute materno-infantile e di benessere demografico di una popolazione, fortemente correlata con le condizioni igienico-sanitarie di un paese, al suo livello socio-economico e culturale nonché alla qualità delle cure materno infantili. Tale misura correla con fattori biologici (tra i principali: l’età materna, l’ordine di nascita, l’intervallo tra i parti, il numero delle nascite, la presentazione fetale al momento della nascita e la storia ostetrica della madre) ma anche alle condizioni sociali ed economiche famigliari e di contesto. I fattori sociali ed economici più rilevanti sono legati alle caratteristiche della famiglia di origine, le condizioni abitative, il numero di componenti del nucleo familiare, alle caratteristiche della madre (nutrizione, livello di istruzione, abitudine al fumo durante la gravidanza) e del padre (Di Fraia et al., 2019).

Il tasso di mortalità infantile è uno degli indicatori maggiormente usati a livello nazionale e internazionale per rappresentare in maniera sintetica lo stato di salute di una popolazione e di sviluppo di un paese. Fa parte dei 100 indicatori di salute globale considerati prioritari dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e come tali standardizzati e oggetto di monitoraggio e diffusione periodica (WHO, 2015). La mortalità infantile era considerata una componente fondamentale da monitorare per il raggiungimento dell’Obiettivo 4.2 del Millennio (riduzione di due terzi della mortalità sotto i 5 anni - link) e la sua drastica riduzione fa parte dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030 (SDG 3.21 - link). Infatti, nonostante la mortalità infantile si sia notevolmente ridotta dall’inizio del secolo in tutti i paesi industrializzati, resta a livelli elevati in numerosi paesi poveri dell’Africa, dell’Asia e dell’America Centrale e Meridionale.

 

Definizione

Il tasso di mortalità infantile è formalmente definito come il numero di bambini deceduti fra la nascita e il primo anno di età (non compiuto) diviso il numero di bambini nati vivi nello stesso anno, per 1.000 nati vivi nell’anno. Misura cioè la probabilità per un bambino di morire entro il primo anno di vita.

 

Le fonti in Italia

In Italia, le fonti utilizzate per il calcolo del tasso di mortalità infantile sono di natura amministrativa e fanno capo all’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica. La fonte di riferimento per il numero di bambini deceduti nel primo anno di vita (il numeratore), è l’Indagine sui decessi e sulle cause di morte, mentre per il numero dei nati vivi (il denominatore) è la Rilevazione individuale degli iscritti in Anagrafe (Di Fraia et al., 2019).

L’ISTAT permetta di consultare liberamente i tassi di mortalità infantile sul sito http://dati.istat.it (Salute e Sanità > Cause di morte > Mortalità infantile per territorio di evento e Mortalità infantile per territorio di residenza). Un’altra fonte utile risulta l’Osservatorio Nazionale sulla Salute delle regioni Italiane, che ogni anno pubblica il Rapporto Osservasalute, un documento estremamente ricco di dati e informazioni che propone una fotografia minuziosa dello stato di salute della popolazione e del sistema sanitario nazionale. In quasi tutti i rapporti annuali è presente una sezione interamente dedicata alla mortalità infantile, arricchita di tabelle e grafici che consentono un’agevole consultazione dei dati sui tassi di mortalità infantile.

 

Limiti e validità dell’indicatore

Il tasso di mortalità infantile è considerato un indicatore molto robusto. Tuttavia, dato il basso numero di decessi, nelle popolazioni più piccole si possono presentare ampie variazioni da un anno all’altro. Questo si verifica nelle nostre regioni a popolazione più esigua, dove variazioni minime possono produrre variazioni molto importanti del tasso. Per questa ragione, per popolazioni a bassa numerosità, sono consigliate analisi su base pluriennale o aggregate (Di Fraia et al., 2019).

Poiché la rilevazione Istat sulle cause di morte conta tutti i decessi che si verificano sul territorio nazionale, indipendentemente dalla nazionalità e dal paese di nascita, il decesso di un bambino nato all’estero ma morto in Italia, contribuisce al numeratore ma non al denominatore del tasso di mortalità infantile. Inoltre, questo indicatore non rileva i decessi di individui residenti in Italia ma avvenuti all’estero.

Per analisi storiche di lungo periodo e per confronti internazionali, talvolta si ritiene più opportuno utilizzare il tasso di mortalità nei primi 5 anni di vita, indicatore per il quale sono presenti un numero decisamente più elevato di rapporti nazionali e internazionali, con serie storiche che partono per l’Italia sin dal 1887 (ISTAT, 2014).

 

Fonti internazionali

A livello internazionale, sono disponibili numerose fonti per poter confrontare andamenti e livelli relativi alla mortalità infantile. L’ufficio statistico europeo, l’Eurostat, raccoglie e pubblica i dati relativi alla mortalità infantile prodotti dai singoli uffici statistici nazionali. Il tasso di mortalità infantile per tutti i paesi è disponibile e consultabile a partire dal 1960 sul sito https://ec.europa.eu/eurostat/data/database nella sezione demo_mor (Database by themes > Population and social conditions > Demography and Migration > Mortality > Infant mortality rates).

Per un confronto a livello globale si segnalano, oltre il sito della Banca Mondiale e dell’OCSE, con sezioni dedicate alla mortalità infantile, anche i rapporti pubblicati annualmente dall’UNICEF (the State of the World's Children reports) e dall’UN-IGME, inter-agenzia delle Nazioni Unite (Unicef, Banca Mondiale e UN-Population Division) costituitosi nel 2004 per promuovere l’adozione di criteri e standard di qualità per la stima e divulgazione dei tassi di mortalità nei bambini (neonatale, infantile, nei primi 5 anni di vita e fra i 5-14 anni).

 

Trend, diseguaglianze geografiche e sociali

La mortalità infantile in Italia è in costante diminuzione da diversi decenni e si attesta oggi fra i livelli più bassi del mondo (ISTAT, 2019). Anche il 2017 conferma il trend in calo con 21 decessi in meno rispetto al 2016 fra le femmine e 43 in meno fra i maschi. Nel 2017, i morti con meno di un anno di età sono stati 1,334 e il tasso è passato da 3 per mille nati vivi a 2.92 (2.75 se calcolato solo sui residenti in Italia). Coerentemente con gli anni precedenti, il tasso di mortalità infantile è nel 2017 maggiore fra i maschi e, in entrambi i generi, il rischio di morte decresce rapidamente con l’età. Secondo i dati Istat, circa il 25% dei decessi in età infantile infatti avviene il primo giorno di vita, il 50% nella prima settimana e il 71% nel primo mese.

Anche il quadro morboso che descrive la mortalità infantile è piuttosto stabile nel tempo. In linea con gli anni precedenti, nel 2017 la prima causa di morte per la mortalità infantile è rappresentata secondo Istat dal gruppo di condizioni morbose che hanno origine nel periodo perinatale (per la mortalità infantile è di 1,65 decessi per 1.000 nati vivi), seguita dalle malformazioni e deformazioni congenite e anomalie cromosomiche (0,74 decessi per 1.000 nati vivi), che insieme costituiscono l’82% delle cause di morte.

Nonostante i dati relativi alla mortalità infantile in Italia siano rassicuranti, sia per la tendenza in continua riduzione che per l’esito positivo del confronto con gli altri paesi (Figura 1), è importante segnalare alcune criticità ancora presenti. Innanzitutto, così come per numerose altre dimensioni di salute, anche per la mortalità infantile esiste un importante gradiente sociale rispetto la cittadinanza e la regione di residenza, che determina uno svantaggio stabile nel tempo a sfavore dei bambini nati nelle regioni meridionali di Italia e dei bambini stranieri.

 

Figura 1. Tasso di mortalità infantile in Italia e UE-27. Anni 1960-2018

Fonte: Elaborazioni dell’autrice su dati Istat e Eurostat (estratti l’8 maggio 2020).

 

Negli ultimi 15 anni, nel Sud e nelle Isole si è costantemente osservato un tasso di mortalità superiore alla media nazionale (Figura 2). Nel 2017, mentre nel Nord-Est sono morti 2.2 bambini ogni mille, nel Sud il tasso è stato di 3.29 e nelle Isole 3.76. La probabilità di morire entro il primo anno di vita dunque risultava 1.5 volte superiore al Sud e, in 1.7 volte superiore in Sicilia e Sardegna, rispetto a un bambino del Nord-Est.

 

Figura 2. Tasso di mortalità infantile per territorio di residenza

Fonte: Elaborazioni dell’autrice su dati Istat (estratti l’8 maggio 2020).

 

Anche fra bambini italiani e stranieri esiste un significativo divario in termini di mortalità (sono considerati italiani i bambini che hanno uno dei due genitori italiani) (Figura 3). Nel 2016, i bambini stranieri presentavano un tasso di mortalità di 4.09 contro un 2.59 degli italiani, ossia di circa 1.6 volte superiore. Questa differenza perdura da oltre un decennio e non sono presenti segnali di miglioramento, infatti il rapporto fra il tasso di mortalità infantile degli stranieri e il tasso di mortalità infantile degli italiani è rimasto pressoché stabile durante gli anni in analisi.

 

Figura 3. Tasso di mortalità infantile per cittadinanza

Fonte: Di Fraia et al. (2016, 2019).

 

Come si evince dalla Figura 3, nonostante il tasso di mortalità infantile sia in calo sia fra gli italiani che fra gli stranieri, si possono notare delle battute di arresto nel 2009, in concomitanza della recessione economica, e nel 2015, anno caratterizzato da condizioni climatiche e influenzali particolarmente aggressive. La correlazione fra tasso di mortalità infantile e recessione economica è stata già osservata precedentemente in numerosi studi, sebbene non riguardanti l’Italia. Ricordiamo qui il lavoro di Maruthappu et al. (2017) che ha analizzato la relazione fra crisi economiche e numerosi indicatori di salute materno infantile in oltre 190 paesi lungo un arco temporale di quasi trent’anni (Maruthappu et al., 2017). L’articolo mostra come a cadute del PIL siano associati significativi aumenti nei tassi di mortalità infantile in quasi tutti i paesi, anche in quelli più ricchi, ma che tali aumenti risultano maggiori nei paesi più poveri.

In entrambe queste finestre temporali (2009 e 2015), si osserva un piccolo aumento dei tassi di mortalità infantile nella popolazione generale, che risulta però trainato da un ben più marcato aumento della mortalità infantile fra i bambini stranieri. È dunque importante evidenziare come condizioni ambientali, economiche e sociali sfavorevoli ancora oggi siano capaci d’influire negativamente sui tassi di mortalità infantile, colpendo i soggetti “più deboli” e quindi più vulnerabili a situazioni di criticità.

 

Riferimenti bibliografici

  • Di Fraia G., D. Spizzichino, E. Grande e L. Frova (2016), “Sopravvivenza e mortalità per causa”, in Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane (a cura di), Rapporto Osservasalute 2015: Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane, 529-554, Roma, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane. Link.
  • Di Fraia G., D. Spizzichino, L. Frova, E. Grande e S. Simeoni (2019), “Sopravvivenza e mortalità per causa”, in Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane (a cura di), Rapporto Osservasalute 2018: Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane, 125-144, Roma, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane. Link.
  • ISTAT (2014), La mortalità dei bambini ieri e oggi in Italia. Anni 1887-2011, Roma, Istat. Link.
  • ISTAT (2019), Annuario Statistico Italiano 2019, Roma, Istat.
  • Maruthappu M., R.A. Watson, J. Watkins, T. Zeltner, R. Raine e R. Atun (2017), “Effects of economic downturns on child mortality: a global economic analysis, 1981–2010”, BMJ Global Health, 2(2), e000157.
  • WHO (2015), Global Reference List of 100 Core Health Indicators, Ginevra, Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

Suggerimenti di lettura

  • Di Fraia G., D. Spizzichino, L. Frova, E. Grande e S. Simeoni (2019), “Sopravvivenza e mortalità per causa”, in Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane (a cura di), Rapporto Osservasalute 2018: Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane, 125-144, Roma, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane. Link.
  • Maruthappu M., R.A. Watson, J. Watkins, T. Zeltner, R. Raine e R. Atun (2017), “Effects of economic downturns on child mortality: a global economic analysis, 1981–2010”, BMJ Global Health, 2(2), e000157.
  • UN IGME (2019), Levels & Trends in Child Mortality. Report 2019. Estimates developed by the UN Inter-agency Group for Child Mortality Estimation, United Nations Children’s Fund.
Chiara Ardito
Chiara Ardito è Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de Martiis”, Università di Torino e ricercatrice del Laboratorio Riccardo Revelli. Nelle sue ricerche si occupa di mercato del lavoro, salute, valutazione delle politiche pubbliche, invecchiamento e relazione fra condizioni socio-economiche e salute.

Progetto realizzato da

Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali

Con il contributo di

Fondazione Cassa di Risparmio di Modena