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Povertà rurale

Scritto da: Paola Bertolini

 

Definizione

La povertà rurale è il fenomeno più diffuso di povertà a livello internazionale e descrive il problema della povertà per i contesti rurali, ovvero per le realtà territoriali non urbane. Secondo la FAO, la povertà estrema si concentra per l’80% nelle aree rurali del mondo e presenta tratti specifici che richiedono azioni di politica economica appropriate.

 

Estensione del fenomeno

La povertà rurale è un aspetto molto importante della povertà in quanto si stima che i tre quarti della povertà si concentri nelle aree rurali del mondo dove il fenomeno ha un’incidenza pari a tre volte quella che interessa i contesti urbani (De La O Campos et al., 2018; Banca Mondiale, 2018).

Il fenomeno è particolarmente significativo per le aree meno sviluppate del mondo (Figura 1), dove frequentemente al fenomeno si accompagna anche quello della fame o della malnutrizione (Banca Mondiale, 2013).

 

Figura 1. Quota di popolazione rurale e urbana in povertà estrema (meno di 1$ al giorno, 2013)

Fonte: Banca Mondiale (2013), Global Monitoring Report 2013: Rural Urban dinamics and the Millenium Development Goals

 

Nel corso del tempo, a livello internazionale, la povertà rurale si è ridotta, seguendo il trend positivo del fenomeno a livello generale. Ciò è stata la conseguenza della crescita dell’economia mondiale e delle azioni di mitigazione condotte nei confronti del fenomeno, con politiche che si sono progressivamente adattate alle specificità del contesto rurale. Tuttavia, accanto a questo andamento positivo, si è affiancato un trend di impoverimento delle popolazioni rurali conseguente agli effetti negativi indotti dal cambiamento climatico e dai problemi ambientali, che investono con particolare gravità le popolazioni delle aree rurali. Incendi, siccità, inondazioni, bombe d’acqua, tornado più o meno estesi e violenti, tsunami, desertificazione sono esempi di fenomeni dovuti al cambiamento climatico che investe con maggiore gravità i territori rurali. Anche la recente crisi indotta dalla pandemia Covid-19, secondo la Banca Mondiale, finisce per colpire con maggiore gravità le popolazioni più povere del mondo ed in particolare quelle delle aree rurali (Banca Mondiale, 2018; De La O Campos et al., 2018).

In sostanza, se da una parte si sono registrati dei miglioramenti, dall’altra si sono innestati fenomeni negativi nuovi che allargano i divari esistenti e fanno sì che la povertà continui ad essere un aspetto persistente dei contesti e delle società rurali: secondo la Banca Mondiale, circa l’80% della povertà estrema si concentra nelle aree rurali, dove si mantiene il gap negativo rispetto alle aree urbane nel benessere complessivo delle popolazioni che vi vivono (Banca Mondiale, 2018).

Tuttavia anche nella gran parte dei paesi sviluppati, la povertà rurale è un problema molto importante, anche in questo caso aggravato dal manifestarsi di eventi estremi conseguenti al cambiamento climatico. Per quanto sia difficile fare confronti tra i paesi, che usano definizioni di ruralità e di povertà diverse (FAO, 2018; Commissione Europea, 2014) e che hanno aree rurali notevolmente difformi (Bertolini, 2019; USDA, 2019; Parlamento Europeo, 2018), gli studi disponibili su questa materia evidenziano che ancora oggi in gran parte dei paesi sviluppati - quali UE, USA, Canada, Australia, Giappone, Corea del Sud - le persone che vivono in ambito rurale continuano a riscontrare tassi di povertà più elevati rispetto a quelle che vivono nelle aree urbane (Figura 2). Gli effetti negativi della povertà rurale finiscono, poi, per ripercuotersi sull’intero contesto socioeconomico nazionale: ad esempio, l’abbandono delle aree rurali conseguenti alla povertà innesta un meccanismo di degrado delle risorse naturali, del paesaggio e della diversità delle tradizioni locali che a sua volta impoverisce un paese.

 

Figura 2. Tassi di povertà urbana e rurale negli Usa e in Unione europea

Nota: CPS sta per povertà basata sul reddito familiare dell’anno precedente, mentre ACS sta per povertà basata sul reddito familiare nei 12 mesi precedenti. Fonte: USDA e Eurostat.

 

La gran parte dei paesi sviluppati ha adottato azioni di supporto dei territori rurali al fine di creare condizioni generali che consentano di migliorare la situazione di vita delle popolazioni che vi vivono; tali azioni, hanno un carattere territoriale ed affiancano le politiche sociali volte a mitigare la povertà, attraverso l’azione diretta sui gruppi a rischio.

In sostanza, indipendentemente dalla definizione non semplice e disomogenea adottata per l’individuazione dei contesti rurali, vi è l’idea che la povertà rurale abbia due aspetti fondamentali da correggere: l’uno riguarda la relativa povertà connessa al minore sviluppo economico delle aree rurali; l’altro riguarda l’identificazione degli specifici gruppi a rischio in questi contesti. L’interazione dei due aspetti può rendere il fenomeno della povertà rurale particolarmente grave.

 

Caratteristiche della povertà rurale

La povertà rurale è più difficile da vedere rispetto a quella urbana per tante ragioni: la popolazione è più dispersa su territori vasti, quasi sempre è più vecchia rispetto a quella urbana, ha frequentemente radici o legami con l’agricoltura, l’allevamento o l’attività forestale, anche queste disperse sul territorio, elementi che ostacolano la possibilità di organizzarsi in gruppi sociali in grado di manifestare la propria situazione nei confronti dei decisori politici e del resto della società. Gli aspetti appena richiamati si combinano con una cultura legata ai valori tradizionali e ad attività relazionali dove il controllo sociale è elevato, dati i contesti di dimensione limitata; tutto ciò accresce lo stigma sociale nei confronti della manifestazione del disagio economico, accrescendo il fenomeno della povertà nascosta o hidden poverty (Bertolini et al., 2008; USDA, 2020).

Se il fenomeno caratterizza anche i contesti urbani, è soprattutto in quelli rurali dove la povertà tende ad essere celata, dato che il fenomeno ha qui tratti talora meno netti: ad esempio, l’occupazione precaria e stagionale in agricoltura, oppure il lavoro autonomo in aziende sottodimensionate, cela la povertà ed il rischio di esclusione sociale indotto dalla disoccupazione. Per i contesti rurali gli indicatori comunemente usati per individuare il rischio di povertà o di esclusione sociale non sempre sono efficaci per individuare chi è vulnerabile e per descriverne le caratteristiche in modo efficace. Ad esempio, un aspetto molto importante della povertà rurale è dovuto alla difficoltà di accesso al mercato del lavoro e ai servizi di base, specie scuola e sanità. Infatti, molti territori rurali sono caratterizzati da minor sviluppo rispetto ai centri urbani, con conseguenti minori opportunità occupazionali per le popolazioni rurali e conseguente esodo ed impoverimento del tessuto sociale ed economico rurale. Questo aspetto non è generalizzabile a tutti i territori rurali, dato che molte aree sono state interessate da percorsi significativi di sviluppo economico, specie nei paesi sviluppati (OECD, 2016); tuttavia, il gap di sviluppo economico urbano-rurale è ben lungi dall’essere stato rimosso e si mantiene ancora per una vasta moltitudine di territori.

La povertà rurale può essere influenzata da elementi diversi del territorio rurale, quali le sue condizioni economiche e geomorfologiche, la rete infrastrutturale presente, la distribuzione della popolazione e dei centri urbani, il livello di sviluppo socio-economico del paese e dell’area con cui interagisce, le politiche di sviluppo e di lotta alla povertà adottate. Nonostante i molteplici fattori che influenzano il fenomeno e lo differenziano da area ad area, la vasta letteratura sul tema ha identificato alcuni gruppi a rischio che possono soffrire di povertà e di rischio di esclusione ed alcuni elementi ricorrenti che influenzano la povertà del territorio rurale. Si può quindi differenziare tra la povertà nel territorio rurale, che riguarda l’individuazione delle persone a rischio, e la povertà del territorio rurale nel suo complesso; i due aspetti ovviamente interagiscono (Bertolini et al., 2008).

 

I gruppi a rischio

Per quanto riguarda i soggetti a rischio (povertà nelle aree rurali), questi in parte coincidono con quelli già evidenziati per il fenomeno generale della povertà: anziani, giovani, donne, bambini, etnie e minoranze, immigrati e rifugiati, persone con disabilità. A questi si aggiungono i lavoratori autonomi e dipendenti in agricoltura e allevamento, presenti solo nelle zone rurali, il cui rischio va principalmente ricondotto alla sottoccupazione (nel caso di lavoro autonomo in piccola azienda), all’occupazione precaria ed ai bassi salari (nel caso dei dipendenti, specie se stagionali). Va poi precisato che nel contesto rurale la vulnerabilità individuale può essere aggravata dagli elementi di povertà del contesto: ad esempio, per gli anziani la povertà può essere aggravata dall’isolamento e dalla mancanza di servizi, quali quelli sanitari.

Questo aspetto può peggiorare per:

  • Le donne, specie se sole e anziane, che solitamente hanno un reddito più basso dovuto ai salari minori percepiti durante la vita lavorativa.
  • I giovani e i bambini (specie se in famiglie numerose), poiché vi è un maggiore rischio di avere una scarsa istruzione, sia per le peggiori condizioni economiche delle famiglie che per la difficoltà di accesso fisico alla scuola di interesse, che non infrequentemente richiede tempi di trasporto (e costi) molto elevati.
  • I gruppi etnici, minoranze, immigrati e rifugiati, che possono registrare una bassa qualità del lavoro, dei salari e degli alloggi, a cui si accompagna la difficoltà di accesso ai servizi (ad esempio per provvedere all’istruzione per i figli e per la salute).
  • I disabili, dato che nelle aree rurali si registra una maggiore difficoltà rispetto a chi vive in contesti urbani, conseguente all’isolamento e alla mancanza di servizi.

In sostanza, se non vi sono significative differenze dei gruppi a rischio di povertà tra contesto urbano e rurale, se non per il gruppo degli agricoltori, vi sono invece differenze importanti nella gravità con cui il fenomeno di povertà può manifestarsi, con un peggioramento per i contesti rurali.

 

Gli specifici rischi

Il secondo aspetto - la povertà delle aree rurali - si riferisce all’esistenza di specifici possibili svantaggi delle aree rurali, che comportano un rischio più elevato o specifico di povertà di queste aree rispetto a quelle urbane; in sostanza, l’individuazione di tale vulnerabilità muove dalla consapevolezza che la differenziazione dello spazio influenzi le condizioni economiche, il livello e le caratteristiche dello sviluppo, le relazioni sociali, il costo dell’intervento pubblico, il benessere dei singoli. In proposito sono stati evidenziati per i territori rurali alcuni specifici rischi che riguardano il mercato del lavoro, la demografia, la scolarizzazione e l’accesso ai servizi.

Il mercato del lavoro offre una quantità e varietà di posti di lavoro limitata, spesso stagionale e meno stabile, di minor standard e con meno opportunità di carriera e di reddito, specie per le donne.

La demografia è peculiare, con una presenza più elevata di popolazione anziana conseguente all’emigrazione selettiva che interessa i giovani, alla ricerca di maggiori opportunità; gli anziani, poi, hanno spesso pensioni di entità contenuta, svantaggio che si combina con la difficoltà di accesso ai servizi sociali e sanitari. Nonostante nell’ultimo ventennio si sia assistito, specie nei paesi sviluppati, ad un ritorno alla campagna di giovani o di anziani prima urbanizzati, lo svantaggio relativo dovuto ai fenomeni demografici richiamati persiste. Per quanto riguarda la scolarizzazione, in generale in tutti i paesi del mondo, inclusi quelli sviluppati, si registra l’esistenza di un gap significativo nei livelli di scolarizzazione delle popolazioni rurali rispetto a quelle urbane.

La scolarizzazione ha un ruolo strategico nella formazione di capitale umano di un’area: sotto questo profilo nei territori rurali, specie se distanti dai centri di servizio, vi è una maggiore difficoltà di accesso alla scuola e ciò limita la formazione dei giovani, ne influenza i percorsi professionali e di reddito, e a sua volta impoverisce il capitale umano dell’area, rendendola meno attrattiva anche per l’attività di investimento, specie in settori innovativi.

L’isolamento e le difficoltà di accesso ai servizi è un’altra componente importante nel generare un rischio di povertà e di esclusione sociale per chi vive in ambito rurale: se il fenomeno è molto importante nei paesi in via di sviluppo, dove ad esempio la possibilità di accesso alle infrastrutture educative è un elemento cronico di riproduzione della povertà rurale, nell’ultimo ventennio anche nei paesi sviluppati il tema dell’accesso ai servizi è diventato vieppiù importante, in seguito alla riduzione progressiva ​​ in tali aree dei servizi pubblici e privati, influenzando la qualità di vita della popolazione: si pensi alla forte contrazione delle strutture sanitarie, di assistenza all’infanzia, delle biblioteche, delle scuole materne e primarie, ma anche alla progressiva riduzione dei punti di vendita al dettaglio, degli uffici postali, degli sportelli bancari. Il problema sta diventando sempre più rilevante con la continua riduzione della spesa pubblica, che penalizza le aree a bassa densità, accrescendo le disparità tra aree urbane e rurali.

I problemi richiamati sono poi aggravati dalle infrastrutture di trasporto limitate e dalle carenze nella distribuzione della banda larga, specie nei territori rurali svantaggiati della montagna, che invece ne avrebbero maggior bisogno per attenuare la maggiore distanza dai centri di servizio (basti pensare alle potenzialità che potrebbero derivare, ad esempio, dalla telemedicina). L’interazione negativa della povertà del mercato del lavoro, della variabile demografica, della scolarizzazione, dei servizi e delle infrastrutture rende povero il tessuto economico e sociale dei territori rurali, influenzando in modo molto significativo la vulnerabilità individuale nei confronti della povertà.

Il rischio di povertà e di esclusione sociale delle aree rurali richiede quindi l’attuazione di una politica finalizzata a controllare e promuovere lo sviluppo economico di tali aree, che possono soffrire di uno svantaggio relativo rispetto ai contesti urbani. La consapevolezza di tale problema ha indotto gran parte dei paesi ad adottare politiche specifiche di promozione di tali territori, al fine di controllare e ridurre la possibile insorgenza di divari nello sviluppo territoriale. Un esempio, tra i tanti, può essere la politica di sviluppo rurale dell’Unione Europea.

 

Riferimenti bibliografici

  • Banca Mondiale (2013), Global Monitoring Report 2013: Rural-Urban Dynamics and the Millennium Development Goals, Washington DC, Banca Mondiale. Link
  • Banca Mondiale (2018), Poverty and Shared Prosperity 2018: Piecing Together the Poverty Puzzle, Washington DC, Banca Mondiale. Link
  • Bertolini P. (2019), Overview of Income and Non-Income Rural Poverty in Developed Countries, Expert Group Meeting on Eradicating Rural Poverty to Implement the 2030 Agenda for Sustainable Development, Commissione Economica dell’ONU per l’Africa, Addis Abeba, 27 febbraio-1 marzo. Link
  • Bertolini P., M. Montanari e V. Peragine (2008), Poverty and social exclusion in rural areas – Final study report, Bruxelles, Commissione Europea. Link
  • De La O Campos A.P., C. Villani, B. Davis e M. Takagi (2018), Ending extreme poverty in rural areas – Sustaining livelihoods to leave no one behind, Roma, FAO. Link
  • Commissione Europea (2014), The Territorial Dimension of Poverty and Social Exclusion in Europe (TiPSE), European Spatial Planning Observation Network (ESPON). Link
  • FAO (2018), Guidelines on defining rural areas and compiling indicators for development policy, Roma, FAO. Link
  • OECD (2016), A New Rural Development Paradigm for the 21st Century, Parigi, OECD. Link
  • Parlamento Europeo (2018), Rural Poverty in the European Union, Briefing, Marzo. Link
  • USDA (2019), “Rural America at a glance. 2019 Edition”, Economic Information Bulletin, 212. Link

 

Suggerimenti di lettura

  • Bertolini P. (2019), “Overview on rural poverty in developed countries”, DEMB Working Papers, 149. Link
  • Bertolini P. e F. Pagliacci (2016) “Territorial Unbalances in Quality of Life. A focus on Italian Inner and Rural Areas”, DEMB Working Papers, 87. Link
  • Bertolini P., F. Pagliacci e A. Pisciotta (2019), “Poverty and Social Exclusion in the European Union: South-Eastern Territorial Patterns”, DEMB Working Papers, 155. Link
Paola Bertolini
Paola Bertolini è Professore associato di Politica Economica presso il Dipartimento di Economia Marco Biagi e membro del Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche (CAPP) dell’Università di Modena e di Reggio Emilia. E’ stata docente di numerosi insegnamenti e come ricercatore ha scritto saggi sui temi dell’agroalimentare, dello sviluppo rurale e regionale, delle politiche dell’Unione Europea. E’ stata professore Jean Monnet per il Modulo su Integrazione Europea e Piccole e Medie Imprese.

Progetto realizzato da

Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali

Con il contributo di

Fondazione Cassa di Risparmio di Modena